Spesso a causa di frequenti cliché, la donna è segnata sin da bambina da luoghi comuni sulle capacità intellettive. Qualche anno fa una libreria telesina lanciò una petizione a seguito delle reazioni stupite dei clienti a cui venivano consigliati libri scientifici da regalare alle bambine: “No, dammi qualcosa di più adatto!” – era la consueta risposta, al punto che la libraia decise di offrire un caffè a chiunque fosse interessato all’acquisto per una bambina di un libro proveniente dallo scaffale di scienze.
Nel ’44 fu varata a Roma l’Unione Donne in Italia (Udi). Con l’impulso dell’Udi, l’8 marzo ’45 mentre a Londra veniva approvata e inviata all’Onu una Carta della Donna contenente i principi della parità di diritti e di lavoro, in Italia fu celebrata la giornata della donna e l’8 marzo comparve in tutta Italia la mimosa su idea di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei perché fiorisce in questo periodo dell’anno. Con gli anni la mimosa è uscita dai confini italiani per diventare un simbolo internazionale della “festa della donna”.
Ma le battaglie delle donne non sono affatto terminate, basti pensare ad un vicino passato:
21 gennaio 2017, circa 500 mila manifestanti, in prevalenza donne, si radunarono a Washington, altri milioni nel resto degli Stati Uniti e nel mondo: 750 mila presenti a Los Angeles, 250 mila a Chicago e 150 mila a Boston. A Londra 100 mila furono i dimostranti, alcune centinaia anche a Roma e a Milano.
La manifestazione fu organizzata il giorno seguente la cerimonia inaugurale d’insediamento del presidente Trump, al fine di trasmettere un messaggio coraggioso alla nuova amministrazione: promuovere i diritti delle donne e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla disparità di genere. Sorge spontaneo chiedersi il perché di un così forte segnale anti-Trump.
È risaputa la presa di posizione del “tycoon” riguardo alle donne, più volte sminuite e stereotipate, e nonostante quest’ultimo sostenga di “adorare il gentil sesso”, alcune sue dichiarazioni affermerebbero il contrario. Basti pensare all’intervista nel 2015 durante il GOP debate, in cui la giornalista Megyn Kelly l’aveva provocato a proposito dei suoi comportamenti sessisti, ricordandogli gli spiacevoli pseudonimi dati alle donne ritenute poco attraenti, ma il Presidente dopo una fragorosa risata affermò di non aver a disposizione abbastanza tempo per una “completa correttezza politica”.
La storia, come è noto, è popolata di figure femminili che hanno contribuito a rivoluzionare la vita e la società: da Marie Curie prima donna a cui fu concesso di insegnare nella prestigiosa Università della Sorbona, a Rita Levi Montalcini, insignita nel 1986 del premio Nobel per la Medicina, a Margherita Hack, una delle menti più brillanti nel settore scientifico italiano, sino ad arrivare all’astronauta Samantha Cristoforetti che potrebbe essere a detta di Jim Brindestine, amministratore delegato dell’Ente Nazionale per le attività spaziali e aereonautiche, il prossimo astronauta a mettere piede sulla Luna.
È quanto riportato anche nel libro “Orgoglio e pregiudizi” da Tiziana Ferrario, giornalista italiana che fin dai primi anni ottanta, è stata una delle principali anchorwomen del TG1 e ne ha condotto per lungo tempo le principali edizioni. Inviata di politica estera ha documentato crisi politiche e internazionali, dall’Afghanistan, al Medio Oriente e nominata Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana dal Presidente Ciampi per il suo impegno civile come giornalista inviata in aree di guerra.
“Orgoglio e pregiudizi” secondo la scrittrice è un “libro-testimonianza” che comincia la mattina della Women’s March e si snoda tra storie appassionanti, difficili, sconosciute. Un racconto che ferma l’attenzione sui fatti e sulla necessità di una reale parità di carriera, di salari, di diritti. Storie di campionesse dello sport, di scienziate geniali, di attrici di Hollywood, di donne comuni che lottano ogni giorno contro le discriminazioni.
Nel nostro Paese – afferma la Ferrario – “tanta strada è stata fatta ma tanta ne resta ancora da percorrere per una società più equa, […] per riaprire un dialogo e affrontare il cammino che rimane, uomini e donne insieme”.
Attraverso un appello alle donne di tutto il mondo la nota giornalista invita a non fermarsi, a non temere gli ostacoli e a non cercare di essere perfette perché, come da lei dichiarato in un’intervista, “alle ragazze bisogna insegnare il coraggio non la perfezione”.
di Chiara Mastroianni, 5° Classico
Published by: L'Intervallo Salesiano