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In memoria di Falcone e Borsellino, giornate della legalità

Venerdì 20 maggio, alle ore 19:30, si terrà un aperidibattito presso il Teatro Parrocchia S.Pietro in Cattedra a Caserta. Gli ospiti saranno Pino Imperatore, scrittore – giornalista, autore della trilogia sulla famiglia camorristica degli “Esposito”; Davide D’Errico, fondatore di Opportunity Onlus; Don Fabio Bellino, direttore opera salesiana di Napoli. L’aperidibattito, intitolato “capaci di parlare, dai forma alla tua voce” verterà sull’anniversario della morte dei giudici Falcone e Borsellino.

Inoltre, domenica 29 maggio, in occasione del May Fest 2022 organizzato dai Salesiani di Caserta, ci sarà un incontro in cui i giovani accolti nella Comunità Famiglia “Casa Pinardi” cureranno un momento di riflessione e memoria per ricordare le vittime innocenti della criminalità organizzata. Nell’occasione, ci onorerà della sua presenza il Procuratore Nazionale Antimafia Dott. Federico Cafiero de Raho, che terrà un discorso in memoria dei due giudici scomparsi.

Ma chi sono Falcone e Borsellino?

Paolo Borsellino e Giovanni Falcone erano due magistrati, due uomini che negli anni Ottanta hanno sfidato la Mafia.  Lo hanno fatto da soli, con le armi della loro intelligenza. Alla fine non ce l’hanno fatta, sono stati uccisi, ma nessuno ha più dimenticato la loro speciale missione.

Francesca Siciliano 3º Classico

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La mia esperienza al Comicon 2022

Musica&Spettacolo News

-Che cos’è il Napoli Comicon
Il Napoli Comicon è un evento culturale per gli appassionati del fumetto e dell’arte. Creatosi nel 1998, dopo essersi interrotto per due anni a causa del COVID 19, finalmente è stato riaperto quest’anno con tanti eventi che hanno interessato molte persone dal 22 al 25 aprile.

-La mia esperienza
Essendo nerd, ovviamente ero felice per la riapertura del Comicon e mi ero preparato già dall’inizio del 2022, risparmiando soldi e chiedendo ad ogni amico se avesse intenzione di andare nei giorni domenica 24 e il lunedì 25. La sera prima, ho preparato tutto quello che poteva essermi utile, ed appena arrivato al Comicon, sono stato immerso da una sensazione di felicità e di spensieratezza.
Il vedere tutte quelle persone travestite, conversare con loro mentre attendavamo nella lunga fila all’ingresso,  mi ha fatto capire come non fossi l’unico che stava aspettando con tanta impazienza quest’evento.

-Eventi
In questi due giorni di Napoli Comicon, ho vissuto molti momenti divertenti assieme a un mio amico appassionato di Federic95ita (noto youtuber che fa video riguardante i Pokemon) e avrebbe voluto incontrarlo appena aperti i cancelli, cosa che è successa, e neanche dopo 2 minuti ecco che la fila per incontrare Federic si è riempita a dismisura!

-Gli acquisti
Al Comicon ho fatto vari acquisti, e preso un po’ di gadget che regalavano agli stand, come poster, segnalibri, uno yo-yo. Ho comprato manga, come “Chainsaw Man” e “Kaiju No.8”, una borsa a tracolla a tema Fairy Tail, una maglietta a tema FullMetal Alchemist scontata grazie ad un buono vinto a uno dei giochi del Comicon (ruota della fortuna).

-Foto
Al Comicon ho fatto tantissime foto con molti cosplayer, non importava se fossero fatti bene o male, erano personaggi che adoro o che trovo “cool”, ma è durante il secondo giorno ho fatto una delle foto più belle della mia vita: io che vengo picchiato da Goku Ultra Instinto. Sono riuscito anche a filmare una parata di Star Wars, momento ricco di cosplayer, tra cui uno bellissimo, quello del Generale Grievous.

Mi sono divertito ed alla fine è questo l’importante del Comicon. La capacità di sentirsi a proprio agio in quel luogo, per uno o per tutti e quattro i giorni, è meraviglioso. Non vedo l’ora di tornarci l’anno prossimo, sperando che questa volta potrò andare per tutta la durata dell’evento, con più amici!

Oskar Pasek 3º Scientifico

 

 

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Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte

Il libro che sto leggendo è intitolato “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”,  pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 2003 e l’autore del libro è Mark Haddon.

Quest’ultimo ha scritto altri libri, tra cui “La Focena, Boom!”. Con il libro Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è riuscito a portare a casa premi come ad esempio i Costa Book Award. Il libro è di genere giallo e racconta la storia di un ragazzo di nome Cristopher Boone, che ha la sindrome di Asperger, che fa delle indagini su un delitto: chi ha ucciso il cane Wellington della sua vicina (la signora Shears)?

Nella prima parte del racconto i personaggi principali sono fondamentalmente tre: Cristopher, il padre e, come detto in precedenza, la signora Shears. Cristopher durante la notte decide di andare a vedere da vicino il cane morto, e in quel momento la signora Shears, sentendo strani rumori, esce di casa e scorge Cristopher vicino al suo cane ormai morto. Chiama la polizia.

Una volta sul posto, la polizia chiede a Cristopher se era stato lui o sapeva chi era stato a uccidere Wellington. È qui che cominciano le peripezie del nostro protagonista, vittima di un chiaro scambio di persona, ma intenzionato a scagionare se stesso e fare giustizia per Wellington. Il libro è ambientato in epoca contemporanea. Le tematiche principali sono due: la sindrome di Asperger e il mistero del cane ucciso.

La sindrome di Asperger non è un caso di autismo a tutti gli effetti, infatti non riporta ritardi nelle capacità; come possiamo vedere nel libro, Cristopher è molto bravo in matematica e fisica. L’autore usa periodi molto lunghi e complessi, entrando spesso, anzi, quasi sempre, nei particolari. Il lessico è molto semplice, e lo scrittore si affida spesso a dialoghi e descrizioni. Questo libro è molto interessante, ho imparato nuove cose, come ad esempio la sindrome di Asperger di cui non ne sapevo l’esistenza. È un libro che non consiglierei solo ai miei amici, ma a chiunque, poiché interessante e ricco di approfondimenti.

 

Gianpaolo Pesce, 3° Liceo Scientifico Sportivo

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“La campana di vetro”, amore d’oltreoceano

La campana di vetro è l’unico romanzo semi-autobiografico scritto dalla poetessa Sylvia Plath e pubblicato per la prima volta con lo pseudonimo di Victoria Lucas il 14 gennaio 1963 da William Heinemann Ltd. Solo nel ’66 venne pubblicato con il suo vero nome in Inghilterra e due anni dopo, fu pubblicato anche in Italia.

Il libro è composto da 20 capitoli che arrivano fino a 202 pagine (se si conta il romanzo vero e proprio, dato che prima c’è la bibliografia della Plath e a fine libro c’è una raccolta di 6 poesie da Ariel seguito dalla postfazione).

La protagonista della storia è la giovane donna Esther Greenwood, mente brillante ma problematica, che interagisce maggiormente con la sig.ra Greenwood sua madre, Buddy Willard, il suo iconico ex, la dottoressa Nolan, colei che ha incontrato nella clinica percependola come una figura materna (per questo personaggio la Plath si è ispirata alla sua terapista), Doreen la sua amica di New York e Joan Gilling una donna che ha incontrato nella clinica e che non le è mai andata particolarmente a genio, anche se Joan ha affermato che invece Esther le piacesse.

Il romanzo è ambientato principalmente nel 1953, con alcuni flashback ricorrenti ai tempi del college, ed uno scenario che inizialmente si sviluppa a New York, e poi nella sua città natìa ovvero Boston, e infine nella clinica psichiatrica in cui la protagonista viene internata.

Il libro parla di una brillante studentessa di provincia vincitrice del soggiorno, offerto da una rivista di moda, a New York, dove Esther si sente «come un cavallo da corsa in un mondo senza piste». Intorno a lei, l’America spietata, borghese e maccartista degli anni Cinquanta: una vera e propria campana di vetro che nel proteggerla le toglie però a poco a poco l’aria. L’alternativa sarà abbandonarsi al fascino soave della morte o lasciarsi invadere la mente dalle onde azzurre dell’elettroshock.

Personalmente ritengo che La campana di vetro sia uno dei libri più crudi, intensi, scorrevoli e meglio scritti che io abbia mai letto.

Anche se ambientato negli anni ‘50, il libro risulta incredibilmente attuale e moderno sia per il linguaggio utilizzato che per le tematiche affrontate. La Plath trova il coraggio di raccontare temi che all’epoca erano considerati tabù, come quello della sessualità ma anche dell’omosessualità!

Il solo sapere che la protagonista, Esther, è l’alter ego di Sylvia rende la storia ancora più interessante: Sylvia Plath è stata una donna che nella sua vita ha sofferto immensamente, e in questo libro trapela tutto il suo dolore. Infatti, con immenso dolore, la donna si è tolta la vita il mese dopo averlo pubblicato, come un lavoro eseguito per liberarsi dal passato.

Nonostante l’inquietudine causata dalla costante atmosfera cupa e dal fatto che nonostante la malattia, Esther sembri lucida per tutto il tempo, la lettura è scorrevole soprattutto grazie all’ironia di Esther, che viene accentuata soprattutto a partire dalla fine della prima parte, quando la ragazza appare molto instabile emotivamente in un modo che ancora non si è tramutato in schizofrenia, ma che rappresenta il suo sentirsi soffocare proprio come sotto una campana di vetro.

Quest’ultima rappresenta quella soffocante atmosfera, quella pressione caratterizzata dalle aspettative e dai codici di comportamento imposti dalle istituzioni, come la famiglia, l’università, la società in senso lato. La campana di vetro è, quindi, quell’insieme di stereotipi in cui la protagonista si sente incastrata, come in una prigione. È una denuncia al sistema, che intrappolava sessanta anni fa e che, in modo diverso, continua ad opprimere anche oggi.

Il finale è pieno di significato che potrebbe essere considerato come positivo anche se, come si interroga la protagonista, “chi mi assicura che un giorno la campana di vetro non sarebbe scesa di nuovo, con le sue soffocanti distorsioni?” Anche se è il mio preferito, personalmente lo ritengo un libro impegnativo, di sicuro non per tutti e che è riuscito ad affrontare cinque importanti tematiche: dopo la morte si rinasce; la regressione psicologica; delusione dalle aspettative; le donne negli anni ’50 e le problematiche della psichiatria di tutto lo scorso secolo.

La campana di vetro è piena di simbolismi ma i passi che più sono rimasti impressi nella mia testa sono tre: il primo è “Decisi di lasciar perdere tutto quanto. Decisi di lasciar perdere la tesi e di prendere un semplice diploma triennale”; il secondo è “Io mi sentii scomparire, assorbita nelle ombre come il negativo di una perfetta sconosciuta”; e infine il terzo è “Se nevrotico vuol dire desiderare contemporaneamente due cose che si escludono a vicenda, allora io sono nevrotica all’ennesima potenza.”

Queste affermazioni hanno in comune il fatto di essere facilmente immedesimabili ed è per questo che La campana di vetro è un libro vero, doloroso, proprio come lo è a volte la vita.

Greta Spadafora, 1° liceo classico

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Alla scoperta della “Mentalità Vincente”

Il libro che sto leggendo è intitolato La mentalità vincente, è stato pubblicato nel novembre del 2017 dalla casa editrice Giunti e l’autore del libro è George Mumford, autore anche di The Mindful Athlete; Mumford ha scritto solo due libri anche perché non è uno scrittore ma un trainer di mindfulness e meditazione.

La storia di George è esemplare: era un giocatore di basket ma a seguito di un infortunio non è riuscito più a tornare a giocare sprofondando nel mondo della droga; riuscì ad uscirne grazie alla meditazione e iniziò a insegnare con successo questo metodo fino a raggiungere le più grandi squadre della NBA.

Il libro parla di come Michael Jordan attribuisca a George Mumford il merito di aver valorizzato la sua leadership in campo con i Chicago Bulls fino a vincere 6 campionati NBA! Parla anche di quando Michael Jordan alla morte del padre voleva lasciare il basket perché sopraffatto dal senso di colpa, ma fu aiutato da George Mumford e si convinse di rimanere a giocare diventando il campione che tutti conosciamo.

La tematica principale è la psicologia e l’effetto che questo metodo di Mumford ha avuto sui giocatori. In questo libro l’autore usa un lessico semplice; è ricco di dialoghi e di termini inerenti allo sport, alla psicologia e al metodo Mumford. Questo libro mi è piaciuto molto perché parla di come la psicologia possa fare bene ai giocatori non solo di basket ma anche nello sport in generale: quando i giocatori sono affranti la psicologia molte volte riesce a far ritrovare le buste motivazioni.

È un libro che consiglio a molte persone anche per far vedere che al di là delle partite, oltre alle vittorie e alle sconfitte, questo mondo è ricco di situazioni ed emozioni che non si vedono ma che sono molto importanti per lo sport.

Stefano Pisapia, 3° liceo scientifico sportivo.

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Vittoria dell’Orchestra don Bosco a Bracigliano

È l’Orchestra don Bosco ad aver vinto la  quinta edizione del concorso internazionale “Giovani promesse” di Bracigliano, conclusosi lo scorso 8 Aprile.
Grande soddisfazione per l’istituto salesiano di Caserta, a cui l’Orchestra appartiene: pur non essendo una scuola ad indirizzo musicale, ha comunque scommesso sull’entusiasmo degli studenti appassionati di musica che credono in questo progetto. Gli orchestranti, con serietà e con professionalità, si sono cimentati assiduamente nelle prove dirette dal maestro Vincenzo Anastasio e dal docente Massimo Barone, e il loro costante impegno è stato premiato.
Per la finale del concorso, l’Orchestra don Bosco ha gareggiato con quattro brani: “Cicci & Bongy” e “Four Jumps” (musiche originali di V. Anastasio), un medley di Pino Daniele (“Io vivo come te”, “Viento e terra”), “Birdland” dei Weather Report.

Orchestra don Bosco

Usciti dall’auditorum di Bracigliano, gli orchestrali hanno atteso il risultato della loro esibizione, comunicato dal Direttore don Antonio D’Angelo, il quale, dopo un breve discorso, ha annunciato la vittoria: tutti hanno esultato e i festeggiamenti non si sono fermati nemmeno in pullman, sulla strada del ritorno, infatti si è continuato a  gioire e ovviamente a suonare!
Una prossima sfida attende L’Orchestra: un altro concorso, il 2 maggio, questa volta a Foggia. Incrociamo le dita!

Salvatore Lauritano 1º Classico

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Aspettando il parco nell’area ex Macrico

Caserta è da sempre conosciuta per il Palazzo Reale e il suo Parco, ma c’è un’altra importante area verde che non tutti i cittadini conoscono, perché cinta da mura: è il “Ma.cri.co.”, vero e proprio polmone verde nel cuore della città, in cui è stato possibile accedere lo scorso 10 Aprile, nel giorno della domenica delle Palme, grazie ad un’apertura straordinaria voluta fortemente dal vescovo di Caserta Pietro Lagnese e dalle varie associazioni che negli anni si sono occupate della “questione macrico”, prima tra tutte l’Associazione Macrico Verde.


Non è la prima volta che la cittadinanza è invitata a prendere coscienza dell’aerea verde nascosta dalle mura, infatti nel 2006 ci fu la prima apertura straordinaria, che permise a tanti casertani di scoprire cosa si cela dietro quel muro e di conoscere la storia dell’ex Macrico: da quel momento sempre più cittadini hanno preso a cuore l’iniziativa, avanzando diverse proposte, come quella di far diventare Caserta “città dei giardini”, creando un percorso turistico “dal Parco Macrico al Parco della Reggia”.

Situato fra il centro e la periferia est di Caserta, costituito da oltre 32 ettari di terreno, di proprietà dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (IDSC), questo spazio è stato affittato per decenni dall’esercito italiano come rimessa e manutenzione di carri armati, da qui l’acrostico Ma.cri.co., MAgazzino Centrale RIcambi mezzi COrazzati. Dopo la chiusura della caserma, l’area è rimasta soggetta al degrado, mortificando così la sua storia, in quanto è stata originariamente residenza vescovile, con giardino e una vigna, fino a quando i Borbone chiesero in affitto lo spazio che venne convertito in un campo d’addestramento per le truppe, soprannominato Piazza d’Armi. Caduto il regno borbonico, l’area continuò ad avere uso militare fino al 2001, quando la caserma è stata dismessa, e la zona è stata classificata nella fascia urbana F2, destinata al verde pubblico e al recupero delle strutture già esistenti, dunque non dovrà essere costruito nulla di nuovo, e potrà diventare quel parco urbano gratuito che manca in città.

foto di Davide Franciosa

Stavolta sembrerebbe esserci davvero la volontà di regalare questo spazio verde a tutti i casertani, ma questa operazione non sarà facile, in quanto il progetto definitivo non è ancora stato presentato e c’è l’urgenza di rendere l’area agibile e sicura. Dopo questi due anni infernali di pandemia, soprattutto nei giovani, è ancora più forte l’esigenza di avere a disposizione uno spazio per svagarsi e intrattenersi, per trascorrere tempo libero, come passeggiare o praticare sport all’aria aperta, all’interno di un parco urbano sicuro e gratuito.
È possibile tenersi aggiornati sulla “questione Macrico” seguendo l’account su Instagram @oltrequelmuro

Silvia Cava 1º Classico

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Cene solidali per le persone “senza fissa dimora”

L’Istituto Salesiano di Caserta è da sempre impegnato sul proprio territorio sia in ambito culturale che sociale: tra i progetti attualmente in corso, c’è quello della “cena solidale”, realizzata in collaborazione con l’associazione di volontariato “L’angelo degli ultimi”, operativa da più di dieci anni nel casertano. 


Ogni sabato pomeriggio, dalle ore 18:00 alle ore 20:00, un gruppo di studenti del triennio del liceo, in maggior numero ragazzi del quinto anno, supervisionati dal docente di religione don Michele Anfossi, si recano presso la sede de “L’angelo degli ultimi” per cucinare, confezionare, servire i pasti alle persone “senza fissa dimora”, le quali possono usufruire anche di alcuni servizi forniti dall’Associazione come docce o visite mediche.


Gli studenti saranno impegnati in questo progetto fino a giugno, quando terminerà la scuola, ma potranno scegliere di continuare a recarsi in Associazione per dare il proprio contributo in queste cene solidali. 
Un progetto importante per gli studenti dal punto di vista formativo, in quanto stanno sperimentando, attraverso la collaborazione, la solidarietà verso persone bisognose. Quest’ultime sono generalmente escluse dalla comunità ed ignorate, ma grazie a iniziative di questo tipo, possono beneficiare non soltanto di un pasto caldo, ma anche di quelle attenzioni di cui ogni essere umano necessita.

Gemma Carfora 3° Classico

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Si torna a viaggiare con la scuola

Quando si discuteva sull’efficacia della didattica a distanza, in pandemia, si è precisato che non avrebbe potuto sostituire per lungo tempo la scuola in presenza perché tra i suoi limiti c’è quello di non poter organizzare visite guidate e viaggi di istruzione. Questi tipi di attività didattiche e formative sono assai importanti per noi studenti, perché vere occasioni di apprendimento al di fuori dell’aula scolastica e momenti preziosi per socializzare con i propri pari, stringere nuove amicizie, rafforzare vecchi legami.
Dichiarata la fine dello stato di emergenza lo scorso 31 marzo, dopo due anni, finalmente anche la nostra scuola ha potuto organizzare per il mese di aprile due giornate formative fuori dal proprio territorio. 

L’Istituto Salesiano di Caserta propone, nelle date 18 e 19 aprile, a tutti gli studenti dal primo al quarto anno di liceo, un pellegrinaggio a Roma – dal tema #seguimi – e una giornata di sfrenato divertimento al Rainbow MagicLand (Valmonte): i pullman raggiungeranno Roma nella mattinata e sarà possibile visitare luoghi di interesse storico e artistico. Nel primo pomeriggio in piazza San Pietro si terrà l’incontro dei ragazzi provenienti da tutta Italia con Papa Francesco. Sarà certamente di conforto poter ascoltare le parole del Santo Padre, dato il momento storico che stiamo vivendo.

In serata gli studenti si sposteranno in albergo per il pernottamento e la mattina seguente a Valmontone per trascorrere l’intera giornata nel Parco Rainbow Magicland; il rientro a Caserta è previsto in serata. Gli studenti potranno trascorrere due giornate intense, emozionanti, e costruire assieme ricordi, da fotografare, da instagrammare, da imprimere per sempre nella loro memoria.

Angelica Faraone 4º Classico

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Green pass e stato di emergenza: cosa è cambiato dopo il 31 marzo 2022

Lo scorso 31 marzo è terminato lo stato di emergenza, deliberato per la prima volta dal Consiglio dei Ministri il 31 gennaio 2020 e prorogato, di decreto in decreto, per due anni.

Le discussioni in merito alla legittimità dello stato di emergenza nel nostro Paese sono ancora molte, ma comunque sia, di fatto, si vedrà la fine progressiva delle limitazioni imposte dalle misure per il contenimento del Covid: dal 1° aprile non c’è più obbligo di mostrare il green pass nei locali e nei centri sportivi all’aperto; dal 1 maggio ci saranno nuove regole per il green pass al lavoro e per le mascherine in luoghi chiusi e nelle scuole; resta l’obbligo vaccinale per alcune categorie specifiche.

Se non ci sarà una retromarcia del governo, il green pass non servirà più sul lavoro e anche in tutti gli altri settori come palestre al chiuso, trasporti a lunga percorrenza, hotel, ristoranti al chiuso, cinema, teatri…insomma presto si potrà tornare alla “vita pre pandemia”, ma attenzione ad osservare ancora norme che possono proteggerci da eventuali contagi, come indossare mascherine quando non è possibile garantire distanziamento.

Tatiana Galano

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“Resta con me”, sopravvivenza in alto mare

Il  libro  che  ho  letto  s’intitola  Resta  con  me, pubblicato da Harper  Collins  nel   2018 e tradotto da Seba Pezzani. L’autrice del libro è la stessa protagonista della storia, Tami  Oldham  Ashcraft,  con la collaborazione della scrittrice Susea McGearhart. Resta  con  me  è  infatti un racconto d’avventura autobiografico, una storia  di  sopravvivenza in alto  mare contro  tutte le avversità della natura.

Tami e Richard sono  due  skipper professionisti  che  si  innamorano  al  primo  sguardo,  ai quali  viene  proposto  di  condurre un  moderno  yacht  a  vela,  l’Hazana, al  porto  di  San  Diego. Dopo  poco  più  di  due  settimane  dalla  partenza, però,  scoprono  che  un   violento  uragano  sta  facendo   rotta  su  di loro e avanza così velocemente  che non c’ è modo di sfuggirgli. Una volta travolti dall’uragano, Tami sente per un’ultima volta  Richard  gridare, poi il nulla.  Quando  si  risveglia trova l’imbarcazione  semidistrutta,   il  motore  e la  radio  non  funzionano e si  rende conto che Richard non è scomparso. Tami  non si  perde  d’animo  e  riesce a  sopravvivere  per  41  giorni  da sola in mezzo  al  mare. Ci sarà  una  voce sempre  presente, una sorta  di aiuto interiore che  accompagnerà Tami  in  questa disavventura,  senza  farla sentire  mai  sola.

I  personaggi  della  storia  sono  due: Tami e  Richard, ma la protagonista  principale  è  Tami che ci fa conoscere  Richard  attraverso rievocazioni  del passato. La storia si colloca negli  anni ‘80. Sul piano stilistico, la scrittrice usa periodi lunghi e complessi. Il  lessico  è  ricco  di  termini tecnici riguardanti il mondo nautico; infatti,  alla  fine del  libro c’è  un glossario che spiega  le  varie parole tecniche usate. Nel racconto prevalgono le descrizioni molto dettagliate rispetto ai dialoghi. Leggendo il testo emergono anche le caratteristiche di Tami: una donna  forte,  coraggiosa,  determinata  e  con grande spirito di  sopravvivenza.

Ho trovato il libro molto bello da leggere,  ma  il  difetto  più  grande che  noto nel  racconto  è che sono presenti numerosi termini tecnici relativi alla nautica, che rendono la lettura poco scorrevole. Si dovrebbe, infatti, andare a consultare spesso il glossario e ciò rende la lettura poco piacevole. Punti di forza del libro, secondo me, sono i flashback in cui Tami racconta del suo passato con un linguaggio molto scorrevole e commovente.

Leggendo Resta con me, si  impara sicuramente ad essere determinati anche nelle  situazioni più difficili della vita, così com’ è capitato alla protagonista; ma anche, per gli appassionati di vela, il libro diventa quasi  un manuale su come orientarsi in mare. Ciò che rende speciale questo libro d’avventura, è il racconto dell’amore che provano i due protagonisti. È un libro che mi sento di  consigliare alle persone che si affacciano alla lettura.

Ivan Del Prete, 3° liceo scientifico sportivo

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L’uomo del treno, da ascoltare

Il libro che vi presento si intitola L’uomo del treno, scritto da Fabrizio Altieri e pubblicato nel 2017. Dell’autore desidero ricordare anche altri libri: Come sopravvissi alla prima media, Geranio, il cane caduto dal cielo, C’è un ufo in giardino! e molti altri ancora. Questo libro è un romanzo storico e l’argomento generale è la seconda guerra mondiale e la Shoah, lo sterminio nazista ai danni degli ebrei. Non ho ancora concluso la lettura del libro ma i personaggi che ho incontrato fino ad ora mi hanno tutti affascinato, anche se per motivi diversi: l’Orso, i fratelli pittori, i tedeschi, i partigiani, Giuliana, la madre di Giuliana, Andrea, Edna ed Isabella .

L’epoca in cui è ambientato il libro è quella del periodo bellico tra il 1939 al 1945. Passando ad analizzare lo stile del libro, posso dire che i periodi dell’autore a volte sono lunghi e complessi mentre altre volte sono semplici e lineari: ho notato che lo scrittore preferisce usare le subordinate e nel libro che sto leggendo c’è un utilizzo particolare della punteggiatura ed il lessico è semplice e accessibile.

Il libro mi sta piacendo molto e sono rimasto davvero sorpreso perché la lettura è stata molto interessante e costante. Da questo libro ho avuto modo di imparare anche dei termini che non conoscevo, e sono in piena sintonia con il pensiero dell’autore. Infatti, consiglierei la lettura di questo libro ad i miei amici perché non solo avrebbero modo di imparare un po’ di storia, ma soprattutto per l’esempio di bontà dell’Orso e dei suoi dipendenti nell’aiutare il prossimo anche a costo di rimetterci in prima persona.

In una parola, consigliato!

Katriel D’Onofrio, 3° liceo scientifico sportivo

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