“Di tutte le cose buone”, di Clare Fisher

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L'ANGOLO DEI LIBRI
"Di tutte le cose buone", di Clare Fisher

Il libro da me letto s’intitola Di tutte le cose buone, scritto da Clare Fisher. Il libro è stato pubblicato in Italia a Milano, nel febbraio 2018, dalla casa editrice HarperCollins Italia.  Il libro appartiene al genere narrativo del romanzo autobiografico. La tematica trattata è quella del perdono e dell’amicizia. L’intento del libro è far capire che ognuno di noi ha qualcosa di buono per cui vale ancora la pena vivere. 

Attraverso l’ampio utilizzo della tecnica del flashback, la trama ricostruisce la vita della protagonista, Beth, la quale si trova in carcere perché ha fatto qualcosa di terribile e non si aspetta più niente dal futuro. Grazie all’incontro con una psicologa, che le chiede di scrivere una lista di tutte le cose buone della sua vita,  Beth ricorda e racconta le cose belle che le sono capitate nella vita, prima in assoluto quella di aver avuto un bambino.  Nel raccontarsi, però, la protagonista deve fare i conti con il suo difficile passato: l’abbandono subìto da parte della madre, il susseguirsi di genitori affidatari, il suo sentirsi sempre inadeguata e diversa dalle altre, il suo punirsi rifiutando il cibo. 

 Il racconto non ha un lieto fine, perché la cosa brutta che lei ha fatto, cioè l’aver ucciso il suo bambino, rimane. Ma la protagonista attraverso questo viaggio interiore, riesce a perdonarsi, a non sentirsi completamente cattiva e pronta a concedersi una seconda occasione di vita. 

 Il libro mi ha deluso, soprattutto il finale in cui la protagonista rivela la cosa brutta che ha fatto. Nel mio percorso di lettura ero rimasto incuriosito dal fatto di scrivere una lista di cose buone che capitano nella vita, e anche il linguaggio adottato mi ha avvicinato al libro: l’ho trovato semplice e molto vicino a noi giovani. L’ultima parte del libro, invece, mi ha lasciato molto amareggiato, perché non riesco a capire come una mamma possa uccidere il proprio bambino; ecco perché è un libro che non consiglierei.

“C’ero solo io. Non ho chiuso gli occhi perché non ci riuscivo, perché le cose erano già abbastanza buie. Era come se ognuna delle persone che mi aveva abbandonato mi tenesse schiacciata contro il materasso. Era inutile cercare di rialzarsi.”

Ivan Del Prete, 3° Liceo Scientifico Sportivo

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