L’omosessualità

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Le recenti leggi in materia hanno fatto esplodere la questione dei diritti degli omosessuali. Anzitutto vale la pena di fare alcune precisazioni. Gli omosessuali sono uomini e donne, che devono avere gli stessi diritti degli altri. Essi semplicemente desiderano amare e costruire il proprio futuro con persone dello stesso sesso. Tutto questo avviene non esclusivamente con atti sessuali, ma anche con un orientamento omosessuale e con l’identità omosessuale, che consiste in un durevole autoriconoscimento del sentire e vivere l’omosessualità. L’omosessuale non è un malato, non può essere emarginato, non deve essere colpevolizzato per le sue scelte di vita. Tutti potremmo ricordare episodi legati magari all’ambiente scolastico o delle compagnie di ragazzi, in cui emerge un’ingiustificata emarginazione del “diverso”, bollato spesso con espressioni infamanti o ingiuriose. A livello macro-sociale non possiamo tollerare alcun tipo di limitazione della libertà e dobbiamo rispettare il diritto degli omosessuali a radunarsi, riunirsi in associazioni e convivere tra di loro, in base ad un principio innegabile di libertà e di valorizzazione della sfera affettiva di ognuno. Tutti sostanzialmente si muovono nella vita in base a una passione e non è giusto mortificare o discriminare i sentimenti degli omosessuali. Molti sono stati gli artisti e gli intellettuali che hanno dichiarato la loro omosessualità: Sandro Penna, Elton John, Pier Paolo Pasolini. Altri, come Testori, hanno preferito viverla in modo meno appariscente, coscienti della drammaticità della propria condizione. Nessuno però aveva mai immaginato di arrivare ad una celebrazione, come quella del cosiddetto matrimonio omosessuale. Non credo che questa sia infatti una giusta scelta legislativa. Ritengo più corretta una convivenza tutelata dalle leggi dello stato. In un momento in cui nei nostri paesi industrializzati si registra il calo delle nascite, che senso ha equiparare il matrimonio omosessuale a quello eterosessuale? La natura ci dice che i bambini non possono nascere da un’unione di tal genere e la nostra civiltà, anche di fronte alla forte spinta demografica degli altri continenti, potrebbe diventare a lungo andare un semplice ricordo, priva di una possibilità sostanziale di crescere e di procreare. Quale prospettiva futura ha infatti una società in cui, come avviene in certe scuole spagnole, si presentano sullo stesso piano la scelta affettiva omosessuale e quella eterosessuale? Che sviluppo può avere un bambino che ha per genitori due papà o due mamme? Ricapitolando, voglio di nuovo esprimere massimo rispetto per la psicologia e l’affettività della persona e la mia ferma opposizione ad ogni tentativo di emarginazione, ma deve essere chiaro che una società sana deve distinguere i ruoli di ognuno, per non autodistruggersi. Affermo questo in base anche alla Costituzione, che all’articolo 29 precisa che la famiglia è una “società naturale fondata sul matrimonio”. Non a caso la Corte Costituzionale ha più volte ribadito che la convivenza non possa essere assimilata alla famiglia.

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