Le parole tacciono dinanzi alla violenza

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Congresso degli Stati Uniti d'America

Congresso degli Stati Uniti d’America. La Democrazia viene gravemente ferita.

Mentre senatori e deputati sono riuniti per ufficializzare la vittoria di Joe Biden e Kamala Harris avvenuta il 3 novembre scorso, centinaia di facinorosi provenienti dalla fazione sostenitrice di estrema destra di Trump sbarcano a Washington con armi, gas urticante contro la polizia e i parlamentari, invadendo e occupando il Congresso degli Stati Uniti. Un attacco, con quattro morti che ha messo in pericolo la democrazia, istigato dallo stesso tycoon che ha gridato a gran voce alla folla sostenitrice “Biden presidente illegittimo, non ne possiamo più, non possiamo più sopportare questo”, e che, giorni prima aveva ordinato agli organi governativi di allestire un broglio elettorale, intercettato telefonicamente, da più di 10.000 voti. Il responso elettorale in Georgia per l’assegnazione dei due seggi al Senato, ha visto invece il trionfo del blu dei democratici, con una doppia vittoria tra Camera e Senato.

L’America rispecchia ora la volontà delle elezioni presidenziali e il Campidoglio proclama la sconfitta di Trump nonostante la spaccatura politica, non ancora risanata, del territorio nazionale. I rivoltosi hanno sbaragliato i cordoni delle barricate entrando negli edifici del Parlamento americano e occupando con sdegno i seggi e i banchi di Camera e Senato, immortalando il tutto con selfie postati sui social o addirittura con dirette su varie piattaforme di condivisione. Il gruppo di assalitori, assortiti in maniera eterogenea, come ha sottolineato Brian Hughes, esperto di sottocultura estremista al Center for Analysis of the Radical Right dell’American University a Washington, “è un misto di paramilitari (come i Three Percenters), gang di strada (come i Proud Boys), cospirazionisti, membri settari (QAnon) e nazionalisti bianchi, tutti di estrema destra e sostenitori ordinari di Trump” ha continuato Hughes, ma tra tutti spicca indubbiamente colui che è stato definito dai media nazionali “lo sciamano di Capitol Hill”, Jake Angeli, 32enne italo-americano divenuto simbolo del triste attacco affiancato da Richard Barnett, il sostenitore di Donald Trump ritratto seduto con i piedi sulla scrivania del Presidente della Camera Nancy Pelosi. Il neopresidente Biden ha atteso prima di compiere qualunque dichiarazione, quasi a voler ponderare ogni parola, e risoluto ma con un velo di tristezza e preoccupazione nello sguardo ha parlato di “minaccia alla democrazia senza precedenti” e di una vera e propria “insurrezione”, in cui quella dipinta non è l'America, ma un “piccolo gruppo di sediziosi che non accetta la legge”. Poi ha continuato “chiedo al presidente Trump di andare ora alla televisione nazionale per adempiere al suo giuramento, difendere la costituzione e chiedere la fine di questo assedio”.

“Salveremo nobilmente, o perderemo meschinamente, l’ultima migliore speranza della terra. Altri mezzi possono avere successo; questo non poteva fallire. La via è semplice, pacifica, generosa, giusta, una via che, se seguita, il mondo applaudirà per sempre e Dio ci benedirà per sempre” così ha concluso Biden. Trump, dal canto suo, si sarebbe rivolto dopo pochi minuti ai suoi sostenitori con un messaggio via Twitter: “L’elezione ci è stata rubata, ma dovete andare a casa. Non vogliamo che nessuno resti ferito, […] vi vogliamo bene, siete speciali”.  Twitter ha prontamente rimosso il contenuto, bloccando il profilo per dodici ore e minacciando una sospensione permanente dell’account in caso di nuove violazioni delle regole, così anche Facebook, che ha bloccato il profilo del tycoon per le prossime due settimane fino al termine della pacifica transizione di potere

6 gennaio 2021, in Italia giorno dell’Epifania, in America colpo al cuore della democrazia, per l’occidente e per tutti noi, un giorno in cui un presidente vinto si fa largo tra la folla schierando le proprie “milizie” con un sonoro stand back and stand by” ,“state indietro e attendete, non certo passato inosservato. 6 gennaio 2021, le parole tacciono dinanzi alla violenza.

di Chiara Mastroianni, 5° Classico

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