Il 10 febbraio ricorre il Giorno del Ricordo dei massacri delle foibe e dell’esodo Giuliano dalmata. È una solennità civile nazionale. La data prescelta è il giorno in cui nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, la città di Zara e la maggior parte della Venezia Giulia che, in precedenza facevano parte dell’Italia. Con il ritorno di questi territori alla Jugoslavia, i partigiani jugoslavi iniziarono una rappresaglia feroce nei confronti dei cittadini italiani che, vivevano in Istria e in Dalmazia. Gli italiani furono considerati colpevoli di essere fascisti o contrari al regime comunista. Trattati come “nemici del popolo” furono torturati e poi gettati nelle fosse naturali chiamate “foibe” con procedure terrificanti. La ragione di tale crudeltà va ricercata nel fatto che, i partigiani jugoslavi di Tito vollero vendicarsi contro gli italiani.
Dalla prima guerra mondiale fino all’armistizio della II guerra mondiale, il governo fascista aveva governato in quelle zone e aveva imposto alle popolazioni slovene e croate un’italianizzazione forzata con metodi violenti e, durante la guerra, deportazioni nei campi di concentramento. La situazione, peggiorò ulteriormente per gli italiani con l’ascesa al potere di Tito che, aumentò le violenze contro gli italiani. Molti italiani fuggirono dai luoghi in cui vivevano e chi non lo fece in fretta fu ucciso dall’esercito di Tito e gettati nelle fosse delle foibe o deportati nei campi di concentramento in Slovenia e in Croazia. Si stima che, alla fine, gli esuli italiani furono almeno 250 mila.
di Roberta Santarsiero 5º Classico