Van Gogh, genio incompreso o eterno masochista? L’opera inedita esposta da Sotheby’s

Comment

News
Scène de rue à Montmartre

Più che Post-impressionista van Gogh potrebbe avere tutti i requisiti per essere definito come uno dei primi espressionisti, data la capacità di tirar fuori dal proprio subconscio particolari emozioni, traslandole sulla tela. Egli in una lettera al fratello Theo si definisce “un uccello in gabbia in primavera”, che sa perfettamente a cosa è destinato, ma sbatte il capo contro le sbarre ferrose. Un semplice spettatore penserebbe che all’interno della gabbia e nel proprio mondo, a Van Gogh non manchi nulla ma è proprio qui che risiede l’errore. Un uomo dal carattere solitario e istintivo che solo il fratello Theo seppe amare; un fannullone, per alcuni, un genio terribilmente masochista per altri, Van Gogh mette in risalto l’incapacità di reagire e la mancanza di energie provocata dalla depressione, la consapevolezza di essere incompreso, la ricerca di un ruolo umano e professionale, lo sconforto e successivamente l’alienazione che lo porteranno più volte ad essere ricoverato in ospedale per i suoi accessi di follia in cui perdeva il contatto con la realtà. Gli occhi inquieti e fissi, le labbra serrate e l’estrema magrezza fanno trasparire il carattere instabile sottolineato dai rapidi tocchi di colore in disposizione raggiata e centrifuga degli autoritratti.

Figlio di un rigido pastore protestante, van Gogh tenta anch’egli di proseguire le orme paterne, ma senza successo, formandosi da autodidatta e seguendo saltuariamente corsi di disegno e di anatomia. Quando si trasferisce ad Arles sogna nella “Casa gialla”di riunire e creare una comunità di artisti. Importante e deleteria l’amicizia conflittuale con Gauguin, a seguito della quale, come gesto punitivo dopo un litigio si taglia il lobo di un orecchio inviandolo in segno di scuse al collega.

Non mancano però momenti gioiosi per van Gogh, ad esempio il contatto con impressionisti quali Degas, Renoir, Seurat, che lo ispirano nella Veduta di Arles con iris, da cui emerge il ricordo del tempo felice trascorso nel sud della Francia tra gli iris violacei che fanno da contrasto al giallo dei ranuncoli.

L’artista, dal punto di vista botanico-floreale, infatti, si identifica nei girasoli che “una volta dipinti non muoiono più” scrive, ispirandosi alle stampe giapponesi.

Si chiama Scène de rue à Montmartre (Impasse des Deux Frères et le Moulin à Poivre) e il suo prezzo d’asta oscilla tra i cinque e gli otto milioni di euro, esposto da Sotheby’s ad Amsterdam il prossimo 25 marzo. Ambientato nel quartiere collinare di Parigi e mai mostrato al pubblico, l’opera raffigura una bambina, un uomo e una donna che passeggiano lungo una staccionata dalla quale si scorgono una giostra e un mulino a vento, un momento di vita quotidiana resa tramite tinte intense e dai colori brillanti. “Il momento in cui abbiamo messo gli occhi su questo dipinto per la prima volta ne siamo rimasti immediatamente affascinati – commentano Claudia Mercier e Fabien Mirabaud della casa d’aste Mirabaud Mercier, sgomenti dall’arrivo sul mercato di un’opera d’arte di tale calibro. Ma l’apoteosi della grandezza di van Gogh è da ricercare in Volo di corvi su campo di grano, una resa pittorica e interpretativa che va al di là dell’osservazione, un’appercezione che penetra nell’anima di coloro che almeno una volta si sono trovati dinanzi al bivio che offre la vita. Ci appaiono due strade divise da un tratturo, che peraltro conduce al nulla, una strada verso la coscienza, obbligata, una ferita lacerante.

Il soggetto è un idillio non idillio, un luogo dionisiaco che riflette quindi la sofferenza dell’artista. Il confine con l’orizzonte è molto marcato e il cielo si presenta variegato, plumbeo, quasi come risentisse del turbamento interiore dell’uomo. La percezione che ne consegue è caratterizzata da una natura matrigna, crudele, che come direbbe Leopardi “non rende poi quel che promette allor” oppure che riprende il male di vivere di Eugenio Montale. Un quadro fortemente simbolico dunque, dove figurano corvi, automi di morte, in un turbinio vorticoso che quasi avvolge lo spettatore, ricordando le erinni che fecero impazzire Oreste. Una sensazione di potente oppressione esistenziale e di infelicità costitutiva della vita che si vince anche dalla Camera da letto di van Gogh, sino ad arrivare alle numerose versioni delle notti stellate, un cielo che quasi avvolge e decompone chi le osserva. La forza di Van Gogh è riprodurre la realtà attraverso il proprio stato d’animo, una catarsi interiore che lacera, inebria la tela permeandola della sofferenza umana.

di Chiara Mastroianni, 5º Classico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *