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Rimonte incredibili: ISTANBUL (Turchia), 25 maggio 2005

Il Liverpool è campione d’Europa. Per la quinta volta. Nella maniera più straordinaria possibile. Raggiunge il Milan, in vantaggio 3-0 dopo i primi 45′ nel secondo tempo, con un uno-due-tre micidiale, per poi trionfare ai calci di rigore. Una Coppa gettata al vento dai rossoneri quando già si rincorrevano statistiche sui 4-0 a Steaua e Barcellona. Alla vigilia l’unico dubbio di Carlo Ancelotti riguardava la panchina. Con un uomo da sacrificare tra Kaladze e Tomasson. Invece il tecnico sorprende tutti, perché in tribuna non ci finisce né il georgiano, né il danese, nemmeno Costacurta. Bensì Inzaghi, l’uomo che avrebbe dovuto vivere il suo momento di gloria in corsa. Al Milan, “Rafa” Benitez oppone il suo consueto 4-4-1-1, ma davanti a Kewell c’è Baros; per Cissé solo un posto in panchina dove si siede appena in tempo per ricevere una pugnalata al cuore. Cinquantatre secondi, solo cinquantatre secondi bastano infatti a demarcare i confini della gara, perché su un calcio di punizione di Pirlo, è lesto Paolo Maldini a raccogliere e in girata battere Dudek. E’ un gol di una pesantezza straordinaria che il Milan può solo capitalizzare, costringendo il Liverpool ad adattarsi al suo gioco. Al 4′ Hyypia cerca di sorprendere Dida che para, ma il Milan appare in condizione magica. Il pressing è perfetto, a tratti spettacolare. Sui calci piazzati il Liverpool va in crisi e quando Kakà e Seedorf si distendono accompagnati dai colpi di bacchetta di Pirlo sono dolori. Al 14′ Crespo costringe Luis Garcia a respingere sulla linea e subito dopo Kakà spreca a lato di testa. Ispirato il brasiliano, corre a passi felpati accarezzando l’erba; lungo il suo asse il Milan si esalta, imbrigliando nella sua rete il Liverpool che, tra l’altro perde Kewell per un infortunio al 23′. Gonzalez allunga la striscia ceca sostituendolo con Smicer. Ma i rossoneri controllano e amministrano ripartendo velocemente. Lo fa Kakà che illumina Sheva è bravo a infilare nell’angolo opposto, ma Gonzalez annulla per un fuorigioco che fa discutere. Ma è questione di poco. Ennesimo contropiede e schema da Scala del calcio: Pirlo, Kakà, Sheva, Crespo: 2-0. Al 43′ l’apoteosi. Ancora Kakà. Fantastico il suo controllo di palla e il lancio per Crespo che con un pallonetto morbido infila per la terza volta Dudek. Senza parole. Con un 3-0 su cui imprimere il settimo sigillo, il Milan potrebbe permettersi il lusso di contenere il Liverpool. Gonzalez sostituisce Finnan con Hamann regalando muscoli alla difesa, mentre i tifosi urlano a squarciagola il nome di Cissé. Sheva sfiora il 4-0 su punizione e all’improvviso il vento cambia. Capitan Gerrard trova l’ultimo angolo con un colpo di testa tagliente, regalando una motivazione ai Reds. Si scioglie d’improvviso il Milan sotto il tam-tam dei leoni inglesi, perché arriva la rete di Smicer, un rasoterra che Dida non valuta come saprebbe. Poi al 14′ il fallo di Gattuso su Gerrard: rigore, dice Gonzalez. Batte Xabi Alonso, Dida respinge, raccoglie di nuovo lo spagnolo che fa 3-3: incredibile! Tre gol in sei minuti. Non ci sono più idee, è come se qualcuno avesse staccato la spina al Milan, molle e incapace di ragionare. Frastornato come un pugile sull’orlo del ko definitivo. Abile Benitez che adotta il sistematico raddoppio su Kakà e Pirlo come non aveva fatto nel primo tempo. Ora si tratta di ragionare, di ritrovare le misure. Traoré salva sulla linea su girata di Sheva. Sulla spinta di Gerrard, Xabi e Luis Garcia il Liverpool trova varchi impensabili, perché ha capito che la difesa del Milan traballa. Non resta che sperare nel contropiede; lo innesca Sheva, ma Kakà fallisce. Benitez e Ancelotti giocano carte fondamentali allo scadere: Cissè per Baros, Serginho e Tomasson per Seedorf e Crespo. Ormai è una questione di nervi. Su un corner tocca di testa Stam, Kakà ci arriva, ma non imprime con forza. Occasioni che non si dovrebbero sprecare. Si va così agli impensabili supplementari. Fiacchi, regolati dalla paura di perdere. E’ comunque il Milan a dettare i tempi, ma il Liverpool fa il Liverpool irretendo nella sua ragnatela i rossoneri, sotto la guida di uno strepitoso Gerrard. E quando il gol i rossoneri lo potrebbero fare, Tomasson lo fallisce nel peggiore dei modi solo davanti a Dudek. Ci vuole pazienza, quella che Ancelotti predica da sempre, anche perché il Milan sembra avere molta più benzina. Al 7′ della seconda frazione supplementare Rui Costa rileva Gattuso. Al 13′ il doppio miracolo di Dudek che respinge due volte su Sheva, a confermare il crollo fisico degli inglesi. Impeccabili però dal dischetto (6-5). Onore al Liverpool.

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L’Incredibile morte nel mondo del calcio: Cesare Maldini

Cesare Maldini nasce a Trieste nel rione di Servola, il 5 febbraio 1932. Considerato da tutti come l’erede spirituale del suo maestro Nereo Rocco, Maldini ha anche lui raccolto maggiori successi da allenatore piuttosto che da giocatore, proprio come il suo maestro. Calcisticamente nasce nel vivaio della Triestina e fa il suo esordio in serie A con la maglia rosso-alabardata il 24.05.1953. Nel ’54 giunge ad allenare la Triestina il mister Nereo Rocco che troverà un giovane Maldini già titolare e capitano. Nella stagione ’54/55, Maldini è al Milan, con il quale disputa la sua prima partita proprio contro la Triestina (finita 4-0 per il Milan). Nel Milan Maldini giocherà fino al 1966 disputando 347 partite, realizzando 60 reti, vncendo 4 scudetti, una coppa italia e, nel 1963, la Coppa dei Campioni battendo a Wembley il Benfica del mitico Eusebio. Questa è una data molto importante in quanto segna la prima coppa europea vinta da una squadra italiana dal dopoguerra e Cesare Maldini fu quindi il primo italiano che alzò questa coppa.

Durante la sua carriera da calciatore, Maldini si distingue per un suo stile spettacolare alquanto narcisista, comportamento che gli costerà spesso errori di gioco che gli esperti definirono “maldinate”. Caratteristica è, a questo proposito, la sua ultima partita disputata con la maglia del Milan, quando Cesare segnò un’autorete in favore
degli avversari che rimase l’unica rete contro le sei segnate dalla sua squadra in quel incontro. Nelle stagioni ’66/67 e ’67/68 Maldini gioca con il Torino (allenato da Rocco) dove concluderà la sua carriera di calciatore. Maldini veste anche per 14 volte la maglia della Nazionale. 

Terminata la carriera da giocatore, Maldini inizia quella di allenatore. Ecco le sue prestigiose tappe: inizia come allenatore in seconda nel Milan del mitico Rocco per tre campionati, passa quindi in serie B prima al Foggia poi alla Ternana ed infine in C/1 con il Parma che Maldini porterà in B. Dal 1980 al 1986 è l’allenatore in seconda della Nazionale (Campione del Mondo in Spagna nel 1982) e dal 1986 al 1996 è l’allenatore della Nazionale Under 21 con la quale otterà numerosi successi. Nel dicembre del ’96 diventa allenatore della Nazionale con la quale fa il suo esordio il 29 marzo 1997 contro la Moldova, in una partita valevole per la qualificazione ai campionati del mondo, nientepopodimenoche allo stadio Nereo Rocco di Trieste, vincendo per 3 a 0 (e Bobo Vieri segna il centesimo gol della storia della Nazionale). Guida quindi la Nazionale ai mondiali di Francia ’98 dove non subirà alcuna sconfitta e verrà eliminato in semifinale ai rigori proprio dai padroni di casa (poi campioni del mondo). Nel 1998 Maldini assume il ruolo di consigliere tecnico del Milan e nel marzo del 2001 va a sedere sulla panchina della quadra rossonera fino a fine campionato, per poi ritornare al suo ruolo di consigliere tecnico.
Il 27 dicembre 2001, Cesare Maldini parte per il Paraguay, chiamato a svolgere la funzione di c.t. della Nazionale sudamericana in vista dei mondiali di Giappone-Corea del Sud 2002. Approda quindi ai mondiali superando la prima fase eliminatoria al secondo posto dietro la Spagna:
– 02/06/02 09:30 Paraguay – Sud Africa 2-2 stadio di Busan
– 12/06/02 13:30 Slovenia – Paraguay 1-3 stadio di Seogwipo
– 07/06/02 11:00 Spagna – Paraguay 3-1 stadio di Jeonju
purtroppo però l’avventura mondiale del Paraguay di Maldini termina il 15 giugno allo stadio di Seogwipo per un gol segnato allo scadere del secondo tempo dalla Germania di Rudy Voeller. Solo tre giorni più tardi suo figlio Paolo giocherà la sua ultima partita in un mondiale, un sogno stroncato allo scadere del secondo tempo supplementare da un golden gol inflitto all’Italia dalla nazionale della Corea del Sud. 

Cesare Maldini è oggi un personaggio noto per il suo particolare modo di parlare che lascia intravedere le tipiche vocali aperte del dialetto triestino, particolare che non è sfuggito neanche a Teo Teocoli che ne è l’imitatore per eccellenza. Maldini ebbe la fortuna, nella sua carriera da giocatore, di avere un allenatore come il grande Nereo Rocco che, soprattutto negli ultimi anni, istitui la cosiddetta “commissione interna” con la quale l’allenatore dava la massima fiducia ai giocatori più anziani dando loro il potere di riorganizzare la squadra in pieno gioco quando lo ritenevano indispensabile.

E’ in questo modo che proprio Maldini decide in pieno gioco di portare un cambiamento nella marcatura della “tigre nera” Eusebio, soluzione che conferirà la Coppa dei Campioni alla sua squadra.
E’ bello ricordare un episodio accaduto il 26 maggio del 1968 quando Maldini disputa un’amichevole allo stadio Grezar con la Triestina per festeggiare i 50 anni della sua prima squadra. In quella occasione Maldini regalò al sindaco un gonfalone che simboleggiava oltre che il cinquantenario della Triestina anche i 50 anni del ritorno di Trieste all’Italia. Si è spento il 2 aprile 2016.

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Inter no-stop, Palermo implacabile e Milan deludente

La 16esima giornata di serie a è stata ricca di goal. Una goleada del Palermo che si impone in casa contro il modesto Frosinone per 4-1. Tutti i goal sono stati firmati da 5 giocatori diversi: Goldaniga, Vazquez, Trajkovski e Giliardino del Palermo e Sammarco del Frosinone. L’Inter si impone per 0-4 in trasferta ad Udine con doppietta di Icardi, un goal di Brozovic ed un gol di Jovetic. Ed è proprio l’Inter che si riconferma prima in campionato. La squadra che delude è il Milan di Mihajlovic che pareggia in casa contro l’Hellas Verona. Al 52esimo minuto il Milan con Bacca passa in vantaggio ma 5 minuti dopo l’Hellas pareggia con un rigore perfetto battuto da Toni. Importante sarà la prossima giornata che potrebbe già mettere “dei punti sulle i” per la corsa allo scudetto.

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Riviviamo la 14a giornata di Serie A

Il primo anticipo della 14° giornata di Serie A si apre con il match Torino-Bologna. Un primo tempo senza grandi emozioni, a confronto del secondo che invece ripaga di tutte le emozioni mancate, grazie al gran gioco messo in mostra dal Toro. Al 59esimo minuto Quagliarella con una girata di testa prende un palo. Un quarto d’ora più tardi arriva il gol del vantaggio siglato dal giovanissimo Belotti su assist di Moretti. Il secondo gol del Toro è firmato Vives nei minuti di recupero. L’altro anticipo Milan-Samp finisce sul 4-1 a favore dei padroni di casa con gol di Bonaventura, doppietta di Niang e conclusione di Luiz Adriano per finire con il “gol della bandiera” all’86esimo di Eder su rigore. La Sampdoria è in una crisi nera che non si è risolta con l’arrivo del mister Vincenzo Montella. La Roma, sulla stessa scia, dopo aver subito la pesantissima sconfitta contro il Barcellona, è obbligata a vincere contro l’Atalanta ma ciò non accade: perde per 0-2 con gol di Gomez al 40esimo e Denis su rigore all’82esimo. Una partita non corretta quest’ultima, segnata da tre espulsioni: due per l’Atalanta ed una per la Roma.

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