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Santa Cecilia in allegria!

Nella giornata di sabato 26 Novembre si è tenuta presso l’Istituto Salesiano di Caserta la festa in onore di Santa Cecilia, patrona della musica. Quasi tutti i ragazzi dell’istituto si sono messi in gioco esibendosi in vari sketch, singolarmente o con tutta la classe. Innanzitutto parto col dire che la festa è stata molto bella e divertente, come dicevo prima ci sono state varie esibizioni, per l’esattezza 12; il 4° classico, classe della quale faccio parte, ha interpretato “I promessi sposi in dieci minuti” ispirandosi agli Oblivion, una compagnia teatrale; il 3°classico invece ha mostrato un video, creato da loro, sulla libertà e alcuni di loro, Domenico Negro, Antonia Di Giovanni, Angela Scialla e Francesca Coppola, hanno letto alcune frasi riguardanti il tema scelto; il 3° scientifico invece ha messo in opera l’esibizione riguardante la nascita del Bambin Gesù in modo “moderno”; la classe 5° classico invece ha voluto interpretare un ballo. Inoltre ci sono state parecchie esibizioni singole o in coppia ma non di classe, come quella di Alessandro Gallo, il quale ci ha proposto due canzoni suonate con il violino e quella di Vincenzo De Lise, il quale con la collaborazione di Cristian Lunato, ex-allievo salesiano, e di altri amici hanno portato sul palco del Teatro Don Bosco la tradizione dei Bottari di Macerata Campania. Infine i rappresentanti di istituto, nonchè presentatori della festa, Emanuele De Lucia, Andrea Tambaro e Lucio Di Blasio, hanno proposto un momento nel quale divertirci tutti insieme, anche con i professori, facendo la #Mannequinchallenge. In conclusione posso dire che quest’ anno la festa di Santa Cecilia per me è stata la migliore in assoluto.

Sketch dei rappresentanti d'istituto con la partecipazione di Raffaele Matrullo

Sketch dei rappresentanti d’istituto con la partecipazione di Raffaele Matrullo

"I promessi sposi in dieci minuti"

4° classico con “I promessi sposi in dieci minuti”.

3° scientifico con "La nascita del Bambin Gesù"

3° scientifico con “La nascita del Bambin Gesù”

Vincenzo De Llise con Cristian Lunato e i Bottari di Macerata Campania

Vincenzo De Lise con Cristian Lunato e i Bottari di Macerata Campania

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Gli alunni salesiani alle prese col teatro.

Diretto da Lello Giaccio, presente nella segreteria scolastica, “Li nipute de li sinneco”. Commedia in tre atti interpretata dagli alunni del liceo è la storia di Silvia e Felice Sciosciammocca, nipoti del sindaco di Pozzano, Don Ciccio Sciosciammocca, che si contenderanno l’eredità del ricco zio, tra travestimenti, fughe e imbrogli. L’allestimento diverte senz’altro e le quali due ore di spettacolo vanno via veloci. L’intero cast sta affrontando le prove con grande impegno e serietà. Gli alunni partecipanti al progetto sono: Lorenzo Calafiore, Albina Di Lorenzo, Sergio Sagliocco, Paolo Manna, Eleonora Tammaro, Antonio Tranquillo, Giulia Chirico, Antonio Lillo, Marzio D’ Ambra, Umberto D’ Angiolella, Angelica Frezza, Alessandro Gravina, Camilla Federico, Gaia Bretto, Vincenzo Belardo, Giuseppe De Lise, Francesca Diana, Chiara Cepparaulo, Maddalena Ventre, Filomena Scirocco, Fabiana Falco, Leida Farinaro.

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Decameron: Vizi, Virtù, Passioni

Il grande attore Stefano Accorsi nei suoi “anni d’oro”, dopo aver prodotto e recitato “Giocando con Orlando” in tutta Italia (Vedi articolo nell’archivio), dopo aver prodotto e recitato nella serie tv “1992” riscuotendo un grande successo, torna con l’antica modernità del Decameron sceneggiato da Marco Baliani ed incanta di nuovo gli spettatori a teatro. Una compagnia di cinque abilissimi attori e attrici narrano e interpretano sette delle novelle del Decameron di Boccaccio.

LA COMPAGNIA:

STEFANO ACCORSI – PANFILO – Mastro di Brigata
SILVIA AJELLI – FIAMMETTA – L’innamorata
SALVATORE ARENA – FILOSTRATO – Il fedele
SILVIA BRIOZZO – ELISSA – La generosa
FONTE FANTASIA – PAMPINEA – La giovine
MARIANO NIEDDU – DIONEO – Lo scaltro

Il tocco della fantasia del regista sta nella scelta della lingua: un volgare simile a quello proprio dell’opera, ma più comprensibile e orecchiabile, che permette di rivivere una lingua che, seppur arcaica, è molto affascinante. L’antica modernità del Decameron risiede nel fatto che pur essendo una commedia d’altri tempi, tratta argomenti e usa personaggi UNIVERSALI: racchiude in sé tutti i tipi di persona, tra cui i falsi, gli imbroglioni e i furbi, che a dispetto del tempo, non mutano, ma si evolvono cambiando i costumi del tempo con quelli moderni. Anche recitando di un mondo così aspro, il teatro è sempre luogo di fantasia, riflessione, ma anche di divertimento. Insomma siamo di fronte all’ennesimo successo di un grande attore.

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Santa Cecilia, un bagliore di libertà in un torrente di indifferenza

Presso l’Istituto Salesiano è convenzionalmente svolto, uno spettacolo dedicato a Santa Cecilia all’interno del quale alunni e professori danno sfoggio delle proprie competenze idonee  all’intrattenimento del pubblico composto anche esso da docenti e alunni. In seguito le loro prestazioni vengono classificate dando cosi vita a una competizione amichevole, solitamente riguardante il canto o l’utilizzo di uno strumento musicale. Un’usanza molto particolare in cui tra conduttori divertenti, occasione di mettersi in gioco donando anche solo un sorriso al pubblico è pretesto per conoscerci meglio; creando così un contesto non scontato e non tipico della vita di tutti i giorni, nel quale si ha l’occasione di vivere al meglio lo spirito salesiano.

Quest’anno però, la nuova edizione non ha potuto avere luogo, a causa della carenza dei partecipanti, dichiaratosi eccessivamente giudicati e condizionati dal pubblico. Alcuni di essi, solitamente partecipano  a manifestazioni intrattenendo un pubblico ben più vasto e pure il contesto salesiano  provoca loro disagio.

La causa è da ricercarsi probabilmente in degli atteggiamenti assunti generalmente di disapprovazione, svalorizzazione e ridicolizzazione nei confronti di  coloro che si propongono, al fine di garantire la creazione di un atmosfera di fratellanza e condivisione, infranta dai comportamenti del pubblico.

l partecipanti, sono stati soggetti a  esclusione, affermazioni offensive nonché pubblicizzazione, ovviamente non autorizzata, sul web della loro prestazione al solo scopo di ridicolizzarli. Tale reazione da parte degli studenti spettatori è riconducibile ad una distorta visione della modalità di arelazionarsi, che pone come presupposto la banalizzazione e la e la visione superficiale della realtà. Di conseguenza  la capacità di mettersi in gioco, di esprimere la propria interiorità viene considerato un aspetto da non esternare nella vita sociale. Si è troppo schiavi di un immagine rappresentativa di se stesso che si cerca di imporre attraverso  la banalizzazione non solo della realtà ma anche della propria persona. Quando si vede allora un individuo libero, capace di esprimere  in qualsiasi modalità disinvoltamente la propria individualità, si prova invidia paura si sente la propria coscienza vacillare distogliersi da quella immagine deformata che noi, il nostro contesto sociale ci impone. Tale inconscia consapevolezza spinge a ridicolizzare un espressione che costringe a mettersi in discussione e imporre disperatamente una realtà vuota.

Tutto ciò a causa del conformismo, della tendenza ad evitare l’auto-giudizio che all’interno degli alunni appartenenti alla istituto salesiano è molto presente. Un contesto chiuso in cui tutti sono coinvolti in un processo che fonda come presupposto realtà vane azioni indegne a tratti infantili un illusione uno stato di stasi in cui si è immersi e ogni specchio che conduce all’auto-giudizio all’interno di questo stato dormiente viene riconosciuto come estraneo.

I ragazzi partecipanti, erano a mio avviso quel tentativo di contrastare quella realtà, e il loro gesto dello scorso anno, anche se apparentemente insignificante ha avuto un grande valore. Tutti dovrebbero vincere la vergogna, essere se stessi e non rendersi dipendenti da un falso archetipo che la ricerca di un armoniosa congruenza tra individui che si relazionano impone, non trovando una condivisione che valorizzi l’individualità di ognuno, per contrastare una  realtà che nel profondo nessuno accetta e a cui nessuno ha la forza di opporsi

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Giocando con Orlando con Stefano Accorsi-Marco Baliani

Recentemente al teatro comunale di Caserta c’è stato un bellissimo spettacolo con due attori molto acclamati: Stefano Accorsi e Marco Baliani.

I due attori sono diventati noti al grande pubblico soprattutto  grazie a due film: “Romanzo criminale” e “La ragazza del lago”.

Lo spettacolo in questione  si intitola “Giocando con Orlando” ed è diretto dal 2012 dallo stesso Marco Baliani. Racconta la storia del noto personaggio letterario Orlando, mettendone in risalto l’amore, che lo ha privato perfino della ragione.

L’idea del regista è stata molto innovativa, perché  la messa in scena non ha previsto personaggi diversi,  ma il racconto di duesole persone, destinato a sollecitare l’immaginazione dello spettatore.

Il pubblico ha risposto con entusiasmo, tributando lunghi applausi ai protagonisti e mostrando di avere apprezzato questo tuffo nella letteratura classica.

Luigi Massa
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Prendimi l’anima: un viaggio nella psicanalisi

Continua il nostro viaggio nel mondo del cinema dedicato alla psicologia. Il titolo che proponiamo questa volta è Prendimi l’anima di Roberto Faenza.

Il film racconta la storia di Sabine Spielrein, una giovane donna russa di origini ebraiche vissuta agli inizi del ‘900: affetta da crisi isteriche e da una forte nevrosi, è condotta dai genitori, commercianti facoltosi, presso l’ospedale psichiatrico di Zurigo, dove è presa in cura da Carl Gustav Jung, pupillo e discepolo di Freud. Egli, inizialmente interessato alla donna come paziente, viene successivamente travolto da una passione che lo turba profondamente e che, nonostante i numerosi ripensamenti e rimorsi, lo condurrà a provare una “maledetta felicità”. La relazione tra i due amanti termina quando Sabine, dopo essere stata curata con successo, decide di tornare a Mosca per ricominciare una nuova vita, pur mantenendo un intenso rapporto epistolare con Jung: si laurea in medicina e successivamente in psicologia, sposa un medico russo e partorisce due bambine; inoltre, fonda un asilo chiamato “l’Asilo bianco” per il colore delle pareti, in cui utilizza i propri metodi pedagogici basati sulla libertà di pensiero e sulla creatività individuale. Agli inizi della Seconda Guerra Mondiale, Sabine e le figlie vengono arrestate dai tedeschi, trasportate in una sinagoga e uccise insieme a tutta la comunità ebraica di Mosca, mentre Jung, ormai vecchio, partecipa all’evento con una delle sue tante premonizioni.

In Prendimi l’anima Roberto Faenza descrive in modo comprensibile a tutti l’innovativo metodo psicanalitico ideato da Freud: prima delle sue teorie, l’unica cura possibile contro l’isteria era l’elettroshoc; Freud, invece, ipotizzò che per curare i malesseri psichici bisognasse parlare del proprio vissuto e dei traumi subiti nel corso della vita ad uno psicanalista, dotato della capacità di immedesimarsi nel vissuto del paziente e di instaurare un rapporto attivo con lui. è ciò che accade nel dialogo durante il primo incontro tra Sabine e Jung: il legame che progressivamente si instaura tra i due mostra uno dei rischi di questa terapia, poiché il rapporto tra medico e paziente diventa di tipo affettivo.

La scelta di raccontare una psicanalisi dal volto umano, senza inoltrarsi troppo nella teoria e lasciando spazio ad una struggente storia d’amore che si intreccia con le vicende della Storia, fa del film di Faenza un titolo da consigliare a quanti vogliono saperne di più sulle ricerche freudiane, senza rinunciare alle emozioni che i bei film sanno suscitare.

Dal nostro Repertorio

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