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Storia del cinema: Inghilterra

1900-1945

Dal punto di vista di film prodotti, l’industria cinematografica ha sperimentato un’espansione nel momento della nascita nel 1910 ma durante gli anni venti ha attraversato una recessione causata dalla superiore competizione del cinema statunitense. Il “Cinematograph Films Act” del 1927 introdusse misure protettive miranti alla ripresa dell’industria cinematografica e portò ad un picco di produzione che raggiunse i 192 film nel 1936. Poi però, un’espansione incontrollata causò un crollo improvviso che portò a una diminuzione del numero dei film fino a tutta la seconda guerra mondiale.

I primi a costruire e a far funzionare una macchina da presa da 35 mm in Gran Bretagna furono Robert W. Paul e Birt Acres. Furono gli autori del primo film britannico Incident at Clovelly Cottage nel febbraio 1895, non appena fu scaduto il brevetto sulla macchina da presa.

Negli anni 20 si produssero molti film di serie B, a causa di un buco legislativo che favoriva la produzione di film economici e veloci, che fu causa di un arretramento nello sviluppo dell’industria cinematografica. Bisogna considerare però che molti cineasti britannici si formarono proprio grazie a questi ”quota quickies”, compresi Michael Powell e Alfred Hitchcock.

Ricatto (Blackmail) (1929) di Alfred Hitchcock è considerato il primo film sonoro britannico. Nell’era del muto gli spettatori erano ricettivi rispetto a pellicole provenienti da tutte le nazioni. Ma, con l’avvento del sonoro molti attori stranieri, o quelli con spiccati accenti regionali, si trovarono fuori mercato, mentre l’inglese più formale divenne la norma.

Vi fu poi una recessione dell’industria, dopo gli anni boom a cavallo del 1930, i crescenti investimenti e l’eccessivo ottimismo che accompagnarono l’espansione verso il mercato statunitense, causarono lo scoppio della “bolla” nel 1937. Delle 640 compagnie di produzione britanniche registrate tra il 1925 e il 1936, 20 erano quelle ancora attive nel 1937.
Questo periodo, nonostante sia stato ”poco prolifero” nel lungo termine, ebbe un importante ruolo di formazione dei fututri registri del dopoguerra.

Le restrizioni imposte dalla guerra mondiale sembrarono, contrariamente a quanto aspettato, dare nuova energia all’industria cinematografica britannica.
Il cinema britannico cominciò ad usare sempre di più le tecniche documentaristiche e autori precedentemente impegnati in documentari realizzarono film improntati sulla realtà, molti dei quali aiutarono a formare un’immagine popolare della nazione in guerra.

1945-2016

Verso la fine degli anni quaranta, la “Rank Organisation”, fondata nel 1937, nel periodo di recessione, da J. Arthur Rank, divenne il soggetto dominante dell’industria cinematografica britannica.
Tra i film più significativi prodotti in questo periodo abbiamo Breve incontro (Brief Encounter) (1945) di David Lean del quale vanno ricordati anche due adattamenti da Dickens, Grandi speranze (1946) e Oliver Twist (1948).

Negli anni cinquanta ci fu un leggero arretramento rispetto al prestigio che aveva acquisito il cinema britannico in campo mondiale, e ci si cominciò a concentrare maggiormente su commedie popolari, mentre le storie drammatiche legate alla seconda guerra mondiale erano rivolte più che altro al mercato interno.

Infine, una censura meno restrittiva incoraggiò, verso la fine degli anni cinquanta, i produttori di B-movie della Hammer Film Productions a lanciarsi in una serie di film horror che ebbero un grandissimo successo. Dopo aver cominciato con gli adattamenti in bianco e nero delle serie televisive di fantascienza della BBC scritte da Nigel Kneale, L’astronave atomica del dottor Quatermass (The Quatermass Experiment, 1955) e I vampiri dello spazio (Quatermass 2, 1957), la Hammer si specializzò rapidamente e con un’ottima riuscita nel colore, con le nuove versioni di Frankenstein (The Curse of Frankenstein), Dracula (Horror of Dracula) e La mummia (The Mummy). L’enorme successo commerciale li incoraggiò a girare seguiti su seguiti, e portò ad un’esplosione della produzione dei film horror in Gran Bretagna che sarebbe durata per due decenni.

Si contano fra gli autori inglesi Ridley Scott e Stanley Kubrick, anche se quest’ultimo è stato naturalizzato britannico.
Alien è il capostipite di una fortunata serie di fumetti e pellicole, ha dato vita a un ambiente cult e lo xenomorfo è ancora ricordato come uno dei ”mostri” più riusciti nel panorama internazionale, e l’atmosfera che il primo film riesce a dare è ritenuta ”irrecreabile” dagli stessi continuatori della pellicola.

Stanley Kubrick è considerato un visionario del cinema, e molti suoi film sono passati alla storia come capolavori cinematografici, e molti anche impegnati socialmente e politicamente, come Arancia Meccanica.

Il panorama cinematografico inglese si conclude poi con film del calibro di Black Hawk Down, il recente Robin Hood, e Sopravvissuto- The Martian, tratto dal libro omonimo, tutti diretti da Ridley Scott.

Ovviamente è impossibile non menzionare la serie dell’agente segreto James Bond, 007, che si divide in vari tronconi, di cui ricordiamo quelli ”originali” con Sean Connery, e Spectre con l’incredibile performance di Daniel Craig.

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Storia del cinema: Portogallo

Il Portogallo non è il primo paese a venire in mente quando si parla di cinema, ma ha una produzione relativamente ricca nonostante poco conosciuta.

Il cinema portoghese, per quanto non molto sviluppato inizialmente, sebbene i tentativi non mancassero, nel periodo 1920-1240 ha conosciuto uno sviluppo più vivace, con l’affermazione di due case produttrici, l’ Invicta Film e a Tobis Portuguesa a Lisbona, quest’ultima ancora presente e detentrice dell’unico laboratorio professionale esistente in Portogallo.

 

La Tobis Portuguesa oggigiorno

Anche in Portogallo, come nella vicina Spagna, si instaurò una dittatura, e l’industria cinematografica risentì di ciò: calò la produzione artistica, che si riprese velocemente alla fine della dittatura.

Negli anni 90 esplode il genio creativo di Manuel De Oliveira, considerato il più grande regista portoghese.

Manoel nei primi anni 90, alla mostra del cinema di venezia del 91

Oliveira ha utilizzato il cinema in piena libertà, senza mai abbandonarne le radici letterarie. “Il teatro – ha detto – è un’arte, ma il cinema non è che un mezzo per fissare ciò che si recita davanti alla macchina da presa”.

Ha ricevuto numerosi premi alla carriera e persino a 106 anni lo si trovava dietro la macchina da presa.

Uno dei suoi film più famosi, del 1997, è Viaggio all’inizio del mondo.

Il film è molto personale e si potrebbe definire come un’autobiografia di se stesso, interpretato da Marcello Mastroianni, che racconta, nei panni del regista, la storia della sua vita, raccontata con un percorso nel quale si scoprono molti particolari e legami ormai dimenticati dal protagonista, e che raffiorano piano piano.

 

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Storia del cinema: Spagna

Il cinema Spagnolo ha inizio con il periodo del cinema muto, ma, contrariamente ad altri paesi, la Spagna non ha mai offerto al mondo molti registi di qualità e degni di nota.

Nonostante ciò, ci sono alcune pellicole spagnole bellissima e apprezzate anche dalla critica, e persino Salvador Dalì si è dato alla settima arte.

Nel periodo muto si ha una produzione fiorente, che ha il suo centro prima a Barcellona(1914) e infine a Madrid.

Si forma il genere delle ”españoladas”, che avrà successo fino agli anni 60, e si spazia fra vari generi, dalle tragedie storiche alle trasposizioni cinematografiche di opere teatrali, ben accolte dai creatori delle stesse.

Ricordiamo un dramma storico “Vida de Cristobal Colón y su descubrimiento de América” (Vita di Cristoforo Colombo e la sua scoperta dell’America) girato da un francese:  Gerald Bourgeois.

Il film fu innovativo, apprezzato dalla critica del periodo, e molto costoso, si dovettero addirittura ricostruire le 3 caravelle del viaggio di Colombo.

Scena di un delle caravelle realizzate per il film

Anche l’artista Salvador Dalì si dà al cinema, con il film surrealista Un chien andalou(Un cane andaluso), che ha caratteristiche tipiche del cinema surrealista, con scene apparentemente scollegate fra di loro, ma con una tematica comune, che collega le scene.

Con l’avvento del sonoro la produzione spagnola comincia a decadere, con appena un centinaio circa di film, anche se è importante la fondazione della Compañía Industrial Film Española S.A.” (CIFESA), la casa produttrice più importante del paese.

 

Non mancano nel periodo della guerra civile censure e film di propaganda, sia da una parte che dall’altra.

La guerra e la vittoria dei franchisti sono le cause della fuga di molti geni cinematografici, e ciò causa al paese la penuria di film nazionali.

La Spagna franchista introduce anche, nel tentativo di rivitalizzare l’industria, due mostre cinematografiche, il Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián che continua ininterrottamente fino ad oggi, mentre nel 1956 ebbe luogo la prima Settimana Internazionale del Cinema di Valladolid o SEMINCI.

Verso la fine degli anni 50 si ha  l’apertura della Spagna verso l’estero e l’afflusso del neorealismo, ma, nonostante ciò, il cinema Spagnolo rimane comunque di basso livello, anche a causa della mancanza di strutture e fondi adeguati.

Con la fine della dittatura, venne soppressa la censura e venne concesso il permesso per le manifestazioni culturali nelle altre lingue spagnole oltre al castigliano, così venne fondato, ad esempio, l’Istituto del Cinema Catalano.

All’inizio trionfarono i fenomeni popolari del “destape” e il “landismo”. Durante la democrazia tutta una serie di nuovi registi trattano temi polemici e rivedono la storia anteriore del paese.

Il cinema spagnolo dipende oggi però dagli sporadici successi della “comedia madrileña” di Fernando Colomo o Fernando Trueba, dai sofisticati melodrammi di Pedro Almodóvar, dall’umorismo nero di Alex de la Iglesia e dalle opere di Santiago Segura o Alejandro Amenábar

Nel 1987 vennero creati i Premi Goya(da Francisco Goya, pittore spagnolo) come premio per il cinema spagnolo, e sono attualmente il premio più importante nel panorama cinematografico spagnolo.

 

 

 

 

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Storia del cinema, dall’Italia all’America: Italia

Quando si parla di cinema italiano, spesso ci vengono in mente commedie, o comunque film leggeri e spassosi.
Difatti le commedie sono di sicuro il genere più caratteristico della storia dell’intrattenimento italiano, con le commedie di Goldoni che risalgono fino al 600’ e le continue commedie che vengono sfornate ogni anno per il cinema italiano, anche se, in un mercato ”saturo”, poche sono da considerarsi film decenti o di buona fattura.

 

 

Totò(Antonio De Curtis) e Peppino De Filippo sono il duo più caratteristico della storia della comicità italiana.
Totò in particolare, il principe della risata, è uno dei volti immediatamente riconoscibili del cinema italiano.
Egli stesso amava partecipare a molti film e accettava tutte le offerte.
Non si faceva intimorire da sceneggiature e copioni approssimativi, ma anzi riusciva sempre a ”completarli” con il suo improvvisare caratteristico.

 

Antonio De Curtis(Totò) con Peppino De Filippo, nella famosa scena della lettera.

Peppino De Filippo viene spesso considerata la ”spalla” di Totò, ma non vi è affermazione più sbagliata ed ora vedremo il perché.
Attore di spettacolo molto rinomato, ha portato personaggi fondamentali nella storia dello spettavolo come il celebre Gaetano Pappagone per la trasmissione televisiva Scala Reale.
Nato come personaggio da intrattenimento, Pappagone diventa un divo dello spettacolo, ed è definito una maschera napoletana allegra, bizzarra, ingenua, buono nell’animo.

Pappagone, a sinistra, celebre personaggio inventato da Peppino

Abbiamo avuto anche molti altri attori di largo calibro come Alberto Sordi, che parte da numerose posizioni minori e finisce per diventare un emblema del cinema comico italiano.

 

Alberto Sordi negli studi della Rai(1950)

Egli porta davanti alla cinepresa personaggi negativi, antieroi che sono prepotenti con i deboli e servizievoli con i potenti, comportandosi da veri e propri lacchè pur di ottenere qualche misero favore.
La comicità in sé fa scattare il sorriso, ma non la risata, perché è si divertente, ma ci si ferma a riflettere subito dopo, incapacitati a ridere da un comportamento che spesso non è divertente in sé, ma è comico nella sua stessa aberrazione.

 

Negli stessi anni si sviluppa il cinema italiano, in un vero e proprio boom di crescita, e si afferma il genere del neorealismo, che consiste,in breve,di numerosi film con ambientazione spoglia e povera, filmati spesso in campagna e in spazi aperti piuttosto che negli studi.

Gli ”attori” il più delle volte non sono veri e propri attori di professione ma gente comune, che viene richiamata a partecipare nei film negli stessi ruoli che esercitavano nella vita reale.
Spesso i bambini sono elevati al pari degli adulti in questi film, poiché compiono azioni che dovrebbero appunto fare gli adulti, conferendogli quindi ruoli primari, e non di semplice partecipazione.
Sono rappresentate storie simil-realistiche e con un sottile velo drammatico, essendo per la maggiore ispirate a storie di lavoratori e gente comune rovinata dalla guerra, le cui conseguenze perdurano anche nell’immediato dopoguerra, tempo in cui il genere fu di maggior successo.

 

Celebre scena di Roma città aperta(1945), una delle più famose del cinema italiano, che termina con l’uccisione di Pina, ragazza che inseguiva il camion tedesco che portava via il marito, da parte dei tedeschi.

 

Finito questo periodo d’oro e di ”rinascita” del cinema italiano si passa,dagli anni 80′ fino ad oggi, all’abuso del genere della commedia, in linea generale sempre più semplice e banale, con le dovute eccezioni, che tuttavia ha sempre riscosso molto successo in Italia.

Di attori principali ricordiamo Renato Pozzetto, grande attore comico milanese, e Massimo Troisi, attore napoletano molto influente negli anni 80.

Va ricordato anche Alvaro Vitali, attore romano che ha portato in scena uno dei personaggi più conociuti del cinema italiano, Pierino.

 

 

 

Altro volto molto conosciuto nello spettacolo italiano è Roberto Benigni, molto noto anche per il film oscar  La vita è bella.

Lavitella.png

Scena de ”La vita è bella” dove vi sono i protagonisti Guido Orefice (Roberto Benigni) insieme con la moglie Dora (Nicoletta Braschi) e il figlio Giosuè Orefice (Giorgio Cantarini)

Anche le cosidette fiction hanno avuto molto successo nel panorama televisivo italiano, ed ultimamente vi è stata una svolta di temi improvvisa, che sta avendo più rilevanza che mai, con alcune serie ormai internazionali come The Young Pope di Sorrentino e Gomorra di Sollima(serie basata sugli scritti di Saviano ed ispirata a fatti reali).

 

Lenny Belardo(Jude Law) nelle vesti di Papa Pio XIII

Per oggi è tutto, ci vediamo al sequel!

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Storia del Cinema, dall’Italia all’America

Sin dall’inizio dei tempi la nostra storia è sempre stata segnata dall’arte visiva, con i primi uomini che rappresentavano tutto ciò che vedevano sulle pareti delle grotte.
Poi si è passati a qualcosa di più simile ai giorni nostri, con i primi spettacoli teatrali sia Greci che Romani.
L’arte dello spettacolo ha da allora preso piede fino ad arrivare ai nostri standard, con il mestiere dell’attore che comincia ad essere tenuto più in considerazione e, soprattutto, meglio retribuito.
Il teatro prima e il cinema poi diventa un lavoro complesso e ben strutturato, che richiede l’assunzione di molti esperti, in ambito della fotografia, della stesura del soggetto e della sceneggiatura, del montaggio, della colonna sonora e, recentemente, degli effetti speciali, tutti coordinati dalla direzione del regista, che si occupa della regia, finalizzata alla costruzione dell’opera.

Ci sono molti aspetti nella direzione di un film che è bene approfondire:

-La pre-produzione è inizialmente solo un’idea di trama nella mente di una persona.
Può essere sviluppata dalla persona stessa o da un gruppo di colleghi, in soggetto, oppure, più dettagliatamente, in sceneggiatura.

-Basandosi ancora sulla sceneggiatura, il regista decide il tipo di inquadratura e di sonoro in presa diretta, la durata delle sequenze, l’ambientazione, il modo in cui attori e comparse
devono interagire tra loro e con il set, al fine di costruire una storia credibile e coerente affinché lo spettatore possa seguire con piacere la vicenda narrata dall’autore della
sceneggiatura.

-Nel Cinema si lavora sul Set, dall’inglese setting, ambientazione, che è il luogo dove si ricrea l’ambientazione della scena.
Qui gli attori, interagendo fra di loro, provando più e più volte una scena fino allo ”stop” del regista.

-Successivamente, nella post produzione, è sempre la regia a stabilire la colonna sonora che sottolinea le scene allo scopo di enfatizzare uno stato d’animo, evidenziare una situazione,
sottolineare un particolare…
L’abilità di un regista sta infatti proprio nel riuscire a sopperire alla impossibilità delle semplici immagini di trasmettere pensieri e sensazioni che possono invece essere facilmente
descritte con le parole.

 

In queste settimane andremo, con un articolo ogni settimana, ad approfondire le radici della forma di ”spettacolo teatrale” più conosciuta di tutte, il cinema.
Approfondiremo la storia del cinema dai fratelli Lumière in Francia ai film di spionaggio inglesi, dalla Hollywood americana fino alla Bollywood indiana, fino ad arrivare al neorealismo e alla commedia nostrana, analizzando tutte le produzioni più famose delle varie nazioni, i loro registi più famosi, e l’impatto culturale che queste opere hanno avuto a livello nazionale e, se è il caso, mondiale.

Buona visione!

 

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