Sin dai primi progetti di riforma intrapresi dal governo Renzi, la scuola ha rappresentata una delle tematiche più rilevanti. Ecco le proposte dell’esecutivo volte a garantire una maggiore efficienza del sistema scolastico italiano:
- un miglior convogliamento delle risorse umane assumendo docenti solo tramite concorso;
- autonomia per gli istituti scolastici grazie alla formazione di un corpo docente autosufficiente che non necessiti di supplenti;
- l’incremento di stipendio per due terzi del personale docente così da valorizzare il merito – per quanto la definizione di merito risulti ancora sfuggente -;
- l’istituzione di un registro nazionale di insegnanti che aiuti i dirigenti scolastici a formare il proprio corpo docente;
- l’abolizione di procedure burocratiche ingombranti e non strettamente necessarie;
- un budget affidato a ciascun istituto per la diffusione della linea veloce;
- portare musica e sport nella scuola primaria ed incrementare lo studio della storia dell’ arte per rendere maggiormente consapevoli gli alunni della ricchezza artistica dell’ Italia e consentire quindi una futura loro valorizzazione;
- garantire l’apprendimento delle lingue sin da bambini in modo che siano parte del processo di formazione individuale;
- assicurare lo svolgimento di corsi professionali di duecento ore l’anno per avviare gli alunni alla vita lavorativa;
- associare il pagamento delle tasse relative alla istruzione ad aspetti specifici dell’ innovazione scolastica.
Venendo meno quel procedimento meccanico che assegna attualmente i docenti alle varie scuole, il dirigente scolastico sembra poter avere un’eccessiva influenza: tenderà ad acquisire i dipendenti in base alle sue impressioni od alle sue conoscenze.
L’investimento di denaro pubblico in ambito scolastico e la gestione autonoma di un determinato budget per un istituto potrebbe a lungo termine condurre a dispersioni di denaro.
Queste riforme sono dunque idonee solo se intese come punti di partenza.