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Le avventure di Robinson Crusoe

Il romanzo è ispirato a una storia vera; il protagonista è Robinson Crusoe che a 18 anni, in cerca di avventure, si imbarca in mare e naufraga a Yarmouth. Dopo essere stato rapito dai pirati, riesce a fuggire e si dirige in Brasile; da qui, stanziatosi per un po’ di tempo decide di ripartire, stavolta verso la Guinea: naufraga nuovamente su un’isola deserta, dove riuscirà a sopravvivere grazie agli attrezzi ed alle risorse recuperate dal relitto della nave.

Durante il corso degli anni riesce a godere di una vita “dignitosa” ma col passare del tempo inizia a soffrire la solitudine così decide di dedicarsi alla religione, nello specifico alla lettura della Bibbia lasciata da un gruppo di cannibali approdati sull’isola. In futuro, un prigioniero diviene suo servitore e compagno e Robinson lo educa e chiama Venerdì. Solo dopo 28 anni riesce a lasciare l’isola e tornare a casa grazie ad una nave inglese. 

Questo libro mi ha lasciato molte emozioni e pensieri, può far capire come è straziante la solitudine e come un uomo senza avere contatti con nessuno ha difficoltà a mantenere la sua sanità mentale. Non lo considero un libro triste ma più che altro interessante, a me è piaciuto molto e secondo me è adatto a una gran parte di tipi di lettori.

 Stefano Monda, 3° Liceo Scientifico Sportivo

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“Il paradiso degli orchi” di Daniel Pennac

Ho letto questo libro dal titolo Il paradiso degli orchi, scritto da Daniel Pennac nel 1985 in francese e pubblicato nel 1992 per la prima volta in Italia da Feltrinelli; si tratta di un romanzo breve.

Questo libro è composto da 39 capitoli e 208 pagine; i personaggi principali sono il capro espiatorio Benjamin Malaussene e la sua famiglia (Clara, Jeremy, il Piccolo, Louna e Therese) a cui si aggiungono un commissario (Rabdomant), il collega Theo, una giornalista avvenente e ambiziosa (Julie Carrencon) e una manciata di… orchi (la cui identità lascio scoprire a voi); i luoghi principali sono Belleville, a Parigi, e il Grande Magazzino in cui Benjamin lavora. Il libro è ambientato nei primi anni ‘80 e il racconto segue un ordine cronologico degli eventi.

Benjamin Malaussène ha uno strano lavoro, è il capro espiatorio dell’Ufficio Reclami del Grande Magazzino di Parigi. Una cliente è appena uscita dalla sua stanza quando si sente un forte boato. Una bomba, poi due, nel dipartimento giocattoli! Il sospettato numero uno dell’ondata di oscuri attentati è proprio Benjamin. E allora per scoprire chi sia il vero responsabile delle esplosioni si mobiliterà la sua tumultuosa famiglia e una esilarante banda di personaggi.

Il mio parere su questo libro è che inizialmente, leggendolo, ho avuto difficoltà a capire la storia e quello che stava accadendo ma dopo averlo letto ed essere andato avanti ho iniziato a capire meglio la storia, il tutto a causa dello stile molto particolare dell’autore che racconta gli eventi attraverso un quasi continuo flusso di pensieri che mescola la realtà con l’immaginario del protagonista.

 Il libro parla di tematiche fondamentali molto importanti tra cui l’immigrazione in Francia in tempi e luoghi in cui era mal sopportata da tutti; parla della omosessualità in modo giocoso e anche della tematica dell’aborto ma in modo ironico e leggero; ma il tema più intenso di cui parla è l’amore verso gli amici e per la famiglia.

 Due i passi che mi sono piaciuti di più:

“La mostruosità è sempre figlia di una bambina!”

“L’umorismo, irriducibile espressione dell’etica”

Stefano Pisapia, 3° Liceo Scientifico Sportivo

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La fattoria degli animali, metafora della società umana

“La fattoria degli animali” è un romanzo satirico scritto da George Orwell. L’idea centrale risale al 1937, ma la sua stesura ha avuto luogo verso la fine del 1943; in seguito è stato pubblicato da Mondadori nel 1947 con la traduzione di Guido Bulla. George Orwell nacque in India nel 1903. Trascorse un periodo della sua vita tra Londra e Parigi, dove proseguí la sua attività di giornalista parallelamente a quella di scrittore di romanzi, descrivendo la situazione disperata dei disoccupati e delle classi più povere in generale. Prese parte alla guerra civile spagnola e questo gli consentì di sviluppare delle ideologie proprie ben definite; Orwell infatti era contrario ad ogni tipo di totalitarismo e criticò sia il comunismo spagnolo sia quello sovietico. Nel 1996 ha vinto il Premio Retro Hugo al miglior romanzo breve proprio con “La fattoria degli animali”.

Il romanzo inizia con una descrizione generale dell’organizzazione della fattoria gestita dal signor Jones, un allevatore che sfrutta senza pietà gli animali. Le “bestie”, dopo aver sentito un sogno del maiale conosciuto come Vecchio Maggiore, in cui tutti sono liberi dalla schiavitù dell’allevatore, decidono di ribellarsi, distruggendo i recinti e facendo fuori Jones mentre era ubriaco. Napoleone e Palladineve, anche loro maiali, prendono il controllo di tutte le operazioni e, con loro, tutti i maiali costituiscono la classe dirigente della fattoria; controllano e difendono bene l’agricoltura. Quando, però, i rapporti tra Napoleone e Palladineve declinano, iniziano i problemi. 

Nel corso di tutta la storia, gli eventi vengono riscritti a seconda delle esigenze dei maiali: il passato viene descritto peggio di come fu realmente, così da far sembrare meno traumatiche le brutalità compiute dai maiali. L’educazione è un tema fondamentale in quanto gli animali, incapaci di ragionare con la propria testa, credono con grande fiducia alla propaganda. L’ignoranza, dunque, è un’arma preziosa nelle mani di qualsiasi dittatore, in quanto permette di far credere al popolo ciò che si ritiene più utile. Il messaggio che l’autore ha voluto dare è che, alla fine, qualsiasi individuo che prende il potere dimentica le sue origini e diventa esattamente come il detentore precedente dell’autorità, perché nessun uomo riuscirà mai ad eliminare il desiderio di potere.

Simona Coppola, 3° liceo scientifico sportivo

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“La campana di vetro”, amore d’oltreoceano

La campana di vetro è l’unico romanzo semi-autobiografico scritto dalla poetessa Sylvia Plath e pubblicato per la prima volta con lo pseudonimo di Victoria Lucas il 14 gennaio 1963 da William Heinemann Ltd. Solo nel ’66 venne pubblicato con il suo vero nome in Inghilterra e due anni dopo, fu pubblicato anche in Italia.

Il libro è composto da 20 capitoli che arrivano fino a 202 pagine (se si conta il romanzo vero e proprio, dato che prima c’è la bibliografia della Plath e a fine libro c’è una raccolta di 6 poesie da Ariel seguito dalla postfazione).

La protagonista della storia è la giovane donna Esther Greenwood, mente brillante ma problematica, che interagisce maggiormente con la sig.ra Greenwood sua madre, Buddy Willard, il suo iconico ex, la dottoressa Nolan, colei che ha incontrato nella clinica percependola come una figura materna (per questo personaggio la Plath si è ispirata alla sua terapista), Doreen la sua amica di New York e Joan Gilling una donna che ha incontrato nella clinica e che non le è mai andata particolarmente a genio, anche se Joan ha affermato che invece Esther le piacesse.

Il romanzo è ambientato principalmente nel 1953, con alcuni flashback ricorrenti ai tempi del college, ed uno scenario che inizialmente si sviluppa a New York, e poi nella sua città natìa ovvero Boston, e infine nella clinica psichiatrica in cui la protagonista viene internata.

Il libro parla di una brillante studentessa di provincia vincitrice del soggiorno, offerto da una rivista di moda, a New York, dove Esther si sente «come un cavallo da corsa in un mondo senza piste». Intorno a lei, l’America spietata, borghese e maccartista degli anni Cinquanta: una vera e propria campana di vetro che nel proteggerla le toglie però a poco a poco l’aria. L’alternativa sarà abbandonarsi al fascino soave della morte o lasciarsi invadere la mente dalle onde azzurre dell’elettroshock.

Personalmente ritengo che La campana di vetro sia uno dei libri più crudi, intensi, scorrevoli e meglio scritti che io abbia mai letto.

Anche se ambientato negli anni ‘50, il libro risulta incredibilmente attuale e moderno sia per il linguaggio utilizzato che per le tematiche affrontate. La Plath trova il coraggio di raccontare temi che all’epoca erano considerati tabù, come quello della sessualità ma anche dell’omosessualità!

Il solo sapere che la protagonista, Esther, è l’alter ego di Sylvia rende la storia ancora più interessante: Sylvia Plath è stata una donna che nella sua vita ha sofferto immensamente, e in questo libro trapela tutto il suo dolore. Infatti, con immenso dolore, la donna si è tolta la vita il mese dopo averlo pubblicato, come un lavoro eseguito per liberarsi dal passato.

Nonostante l’inquietudine causata dalla costante atmosfera cupa e dal fatto che nonostante la malattia, Esther sembri lucida per tutto il tempo, la lettura è scorrevole soprattutto grazie all’ironia di Esther, che viene accentuata soprattutto a partire dalla fine della prima parte, quando la ragazza appare molto instabile emotivamente in un modo che ancora non si è tramutato in schizofrenia, ma che rappresenta il suo sentirsi soffocare proprio come sotto una campana di vetro.

Quest’ultima rappresenta quella soffocante atmosfera, quella pressione caratterizzata dalle aspettative e dai codici di comportamento imposti dalle istituzioni, come la famiglia, l’università, la società in senso lato. La campana di vetro è, quindi, quell’insieme di stereotipi in cui la protagonista si sente incastrata, come in una prigione. È una denuncia al sistema, che intrappolava sessanta anni fa e che, in modo diverso, continua ad opprimere anche oggi.

Il finale è pieno di significato che potrebbe essere considerato come positivo anche se, come si interroga la protagonista, “chi mi assicura che un giorno la campana di vetro non sarebbe scesa di nuovo, con le sue soffocanti distorsioni?” Anche se è il mio preferito, personalmente lo ritengo un libro impegnativo, di sicuro non per tutti e che è riuscito ad affrontare cinque importanti tematiche: dopo la morte si rinasce; la regressione psicologica; delusione dalle aspettative; le donne negli anni ’50 e le problematiche della psichiatria di tutto lo scorso secolo.

La campana di vetro è piena di simbolismi ma i passi che più sono rimasti impressi nella mia testa sono tre: il primo è “Decisi di lasciar perdere tutto quanto. Decisi di lasciar perdere la tesi e di prendere un semplice diploma triennale”; il secondo è “Io mi sentii scomparire, assorbita nelle ombre come il negativo di una perfetta sconosciuta”; e infine il terzo è “Se nevrotico vuol dire desiderare contemporaneamente due cose che si escludono a vicenda, allora io sono nevrotica all’ennesima potenza.”

Queste affermazioni hanno in comune il fatto di essere facilmente immedesimabili ed è per questo che La campana di vetro è un libro vero, doloroso, proprio come lo è a volte la vita.

Greta Spadafora, 1° liceo classico

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Alla scoperta della “Mentalità Vincente”

Il libro che sto leggendo è intitolato La mentalità vincente, è stato pubblicato nel novembre del 2017 dalla casa editrice Giunti e l’autore del libro è George Mumford, autore anche di The Mindful Athlete; Mumford ha scritto solo due libri anche perché non è uno scrittore ma un trainer di mindfulness e meditazione.

La storia di George è esemplare: era un giocatore di basket ma a seguito di un infortunio non è riuscito più a tornare a giocare sprofondando nel mondo della droga; riuscì ad uscirne grazie alla meditazione e iniziò a insegnare con successo questo metodo fino a raggiungere le più grandi squadre della NBA.

Il libro parla di come Michael Jordan attribuisca a George Mumford il merito di aver valorizzato la sua leadership in campo con i Chicago Bulls fino a vincere 6 campionati NBA! Parla anche di quando Michael Jordan alla morte del padre voleva lasciare il basket perché sopraffatto dal senso di colpa, ma fu aiutato da George Mumford e si convinse di rimanere a giocare diventando il campione che tutti conosciamo.

La tematica principale è la psicologia e l’effetto che questo metodo di Mumford ha avuto sui giocatori. In questo libro l’autore usa un lessico semplice; è ricco di dialoghi e di termini inerenti allo sport, alla psicologia e al metodo Mumford. Questo libro mi è piaciuto molto perché parla di come la psicologia possa fare bene ai giocatori non solo di basket ma anche nello sport in generale: quando i giocatori sono affranti la psicologia molte volte riesce a far ritrovare le buste motivazioni.

È un libro che consiglio a molte persone anche per far vedere che al di là delle partite, oltre alle vittorie e alle sconfitte, questo mondo è ricco di situazioni ed emozioni che non si vedono ma che sono molto importanti per lo sport.

Stefano Pisapia, 3° liceo scientifico sportivo.

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“Resta con me”, sopravvivenza in alto mare

Il  libro  che  ho  letto  s’intitola  Resta  con  me, pubblicato da Harper  Collins  nel   2018 e tradotto da Seba Pezzani. L’autrice del libro è la stessa protagonista della storia, Tami  Oldham  Ashcraft,  con la collaborazione della scrittrice Susea McGearhart. Resta  con  me  è  infatti un racconto d’avventura autobiografico, una storia  di  sopravvivenza in alto  mare contro  tutte le avversità della natura.

Tami e Richard sono  due  skipper professionisti  che  si  innamorano  al  primo  sguardo,  ai quali  viene  proposto  di  condurre un  moderno  yacht  a  vela,  l’Hazana, al  porto  di  San  Diego. Dopo  poco  più  di  due  settimane  dalla  partenza, però,  scoprono  che  un   violento  uragano  sta  facendo   rotta  su  di loro e avanza così velocemente  che non c’ è modo di sfuggirgli. Una volta travolti dall’uragano, Tami sente per un’ultima volta  Richard  gridare, poi il nulla.  Quando  si  risveglia trova l’imbarcazione  semidistrutta,   il  motore  e la  radio  non  funzionano e si  rende conto che Richard non è scomparso. Tami  non si  perde  d’animo  e  riesce a  sopravvivere  per  41  giorni  da sola in mezzo  al  mare. Ci sarà  una  voce sempre  presente, una sorta  di aiuto interiore che  accompagnerà Tami  in  questa disavventura,  senza  farla sentire  mai  sola.

I  personaggi  della  storia  sono  due: Tami e  Richard, ma la protagonista  principale  è  Tami che ci fa conoscere  Richard  attraverso rievocazioni  del passato. La storia si colloca negli  anni ‘80. Sul piano stilistico, la scrittrice usa periodi lunghi e complessi. Il  lessico  è  ricco  di  termini tecnici riguardanti il mondo nautico; infatti,  alla  fine del  libro c’è  un glossario che spiega  le  varie parole tecniche usate. Nel racconto prevalgono le descrizioni molto dettagliate rispetto ai dialoghi. Leggendo il testo emergono anche le caratteristiche di Tami: una donna  forte,  coraggiosa,  determinata  e  con grande spirito di  sopravvivenza.

Ho trovato il libro molto bello da leggere,  ma  il  difetto  più  grande che  noto nel  racconto  è che sono presenti numerosi termini tecnici relativi alla nautica, che rendono la lettura poco scorrevole. Si dovrebbe, infatti, andare a consultare spesso il glossario e ciò rende la lettura poco piacevole. Punti di forza del libro, secondo me, sono i flashback in cui Tami racconta del suo passato con un linguaggio molto scorrevole e commovente.

Leggendo Resta con me, si  impara sicuramente ad essere determinati anche nelle  situazioni più difficili della vita, così com’ è capitato alla protagonista; ma anche, per gli appassionati di vela, il libro diventa quasi  un manuale su come orientarsi in mare. Ciò che rende speciale questo libro d’avventura, è il racconto dell’amore che provano i due protagonisti. È un libro che mi sento di  consigliare alle persone che si affacciano alla lettura.

Ivan Del Prete, 3° liceo scientifico sportivo

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L’uomo del treno, da ascoltare

Il libro che vi presento si intitola L’uomo del treno, scritto da Fabrizio Altieri e pubblicato nel 2017. Dell’autore desidero ricordare anche altri libri: Come sopravvissi alla prima media, Geranio, il cane caduto dal cielo, C’è un ufo in giardino! e molti altri ancora. Questo libro è un romanzo storico e l’argomento generale è la seconda guerra mondiale e la Shoah, lo sterminio nazista ai danni degli ebrei. Non ho ancora concluso la lettura del libro ma i personaggi che ho incontrato fino ad ora mi hanno tutti affascinato, anche se per motivi diversi: l’Orso, i fratelli pittori, i tedeschi, i partigiani, Giuliana, la madre di Giuliana, Andrea, Edna ed Isabella .

L’epoca in cui è ambientato il libro è quella del periodo bellico tra il 1939 al 1945. Passando ad analizzare lo stile del libro, posso dire che i periodi dell’autore a volte sono lunghi e complessi mentre altre volte sono semplici e lineari: ho notato che lo scrittore preferisce usare le subordinate e nel libro che sto leggendo c’è un utilizzo particolare della punteggiatura ed il lessico è semplice e accessibile.

Il libro mi sta piacendo molto e sono rimasto davvero sorpreso perché la lettura è stata molto interessante e costante. Da questo libro ho avuto modo di imparare anche dei termini che non conoscevo, e sono in piena sintonia con il pensiero dell’autore. Infatti, consiglierei la lettura di questo libro ad i miei amici perché non solo avrebbero modo di imparare un po’ di storia, ma soprattutto per l’esempio di bontà dell’Orso e dei suoi dipendenti nell’aiutare il prossimo anche a costo di rimetterci in prima persona.

In una parola, consigliato!

Katriel D’Onofrio, 3° liceo scientifico sportivo

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Il Ritratto di Dorian Gray, il podcast

Titolo originale: The picture of Dorian Gray.

Autore: Oscar Wilde.

Prima pubblicazione: 20 giugno 1890.

Il ritratto di Dorian Gray è un classico della letteratura inglese. Il romanzo, ambientato in epoca vittoriana, narra la storia di Dorian Gray, un giovane ricco ed affascinante. Dorian è un giovane di bell’aspetto e dai nobili sentimenti, che nella vita non fa nulla, se non coltivare eleganza e amicizie. La sua immaturità lo porta a lasciarsi influenzare dalle idee di Lord Wotton, che lo conducono sulla cattiva strada. Dorian vive di apparenze, che causano in lui un’involuzione, una insoddisfazione, fino al disgusto di sé. Dorian comprende quanto la sua bellezza rappresenti il suo punto di forza tanto da rinunciare alla propria anima in cambio dell’eterna giovinezza: secondo i patti, ad invecchiare sarà il dipinto che lo ritrae, appena terminato dall’amico pittore Basil, mentre lui conserverà il suo impeccabile fascino.

Ho letto questo libro tante volte nel corso degli anni, la prima volta non ci capii molto, termini molto specifici e significato nascosto e complicato che solo ora che sono cresciuta riesco a capire, un libro sottovalutato da tanti, non molte persone riescono ad apprezzare la bellezza e la profondità dell’autore, io si, per questo lo consiglio molto.

Silvia Cava, 1° liceo classico

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Uno splendito errore.

Jackie, ragazza di sedici anni, ha capito presto che il modo migliore per ottenere un po’ di considerazione da parte dei genitori troppo impegnati è quello di essere perfetta. E così si è trasformata nella figlia che chiunque desidererebbe: look impeccabile, ottimi voti a scuola, amicizie selezionate. Ma il destino ha in serbo per lei una vera e propria rivoluzione.Un terribile incidente, infatti, le porta via i genitori e sua sorella maggiore  e Jackie  è costretta a lasciare il suo elegante appartamento di New York per trasferirsi in un ranch in Colorado, dai Walter, i suoi nuovi tutori. E non è tutto. I Walter hanno ben dodici figli: undici maschi e un “maschiaccio”. Jackie si ritrova così circondata dal nemico, dai ragazzi chiassosi, sporchi e invadenti che sembrano non conoscere affatto la nozione di “spazio personale”. Come potrà adattarsi e andare avanti quando, per mantenere vivo il ricordo dei suoi genitori, sente di dover continuare a essere perfetta? Questo libro lo consiglio soprattutto ad un pubblico femminile, è piacevole, appassionante,ricco di colpi di scena,con un stile semplice e scorrevole.

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I Salesiani incontrano Roperto Sante

Martedì 17 maggio alcune classi dell’ Istituto hanno incontrato lo scrittore Sante Roperto, autore del romanzo La notte in cui gli animali parlano, che è stato proposto dai docenti di Italiano come laboratorio di narrativa.

L’ evento ha avuto luogo nella sala Don Rua, nel corso delle ultime due ore di lezione, ed ha visto gli allievi confrontarsi con una persona colta, educata e distinta, oltre che incredibilmente simpatica. Lo scrittore inizialmente ci ha illustrato la trama del suo avvincente capolavoro: le storie che si intrecciano sono quelle di Matteo, ragazzo calabrese trasferitosi a Roma per svolgere il lavoro da operatore radiofonico, e di suo nonno Alessandro, contadino chiamato alle armi all’ indomani della Seconda Guerra Mondiale, che si ritrova con il fucile in mano nelle sabbie del deserto Nord-Africano a combattere l’ esercito inglese per poi tornare a casa e ripartire, in seguito alla miseria del dopoguerra, verso il Canada. La trama vede intrecciarsi tra passato e presente, tematiche sempre di grande attualità quali amore, emigrazione e guerra. La vicenda trova la sua ambientazione prevalentemente a Conflenti, ridente paese della Calabria dove i due protagonisti hanno vissuto la loro vita felicemente tra i profumi della natura e il mare cristallino, ma anche dove hanno avuto un’esperienza di amore non vissuto: Alessandro che, partito per la guerra, si è visto costretto a lasciare il suo vero amore, Esterina, che pensandolo morto nel deserto, ha sposato un giovane di buona famiglia per emigrare in Australia; Matteo, invece, incontra durante le celebrazioni di una festa in paese il suo  vecchio amore Claudia che però non hanno mai smesso di amarsi, ma si vedono poi costretti ad arrendersi non potendo più tornare sui loro passi.

Dopo la breve presentazione, è arrivato il tempo del confronto diretto degli studenti con l’autore da cui, tramite le domande degli allievi, scopriamo che il romanzo ha un risvolto autobiografico. Egli stesso, infatti, viene da un paese della Calabria mentre la storia di Alessandro è ispirata a quella di suo nonno. Inoltre, nel corso della discussione, sono stati approfondite le tematiche presenti nel libro, in particolare la realtà del paese di provincia in declino rispetto alla crescente globalizzazione mondiale e le tradizioni del mondo contadino che vanno via via scomparendo.

La notte in cui gli animali parlano è il primo romanzo di Roperto Sante e ci auguriamo non l’ ultimo, considerando il successo che sta ottenendo a livello nazionale. La nostra speranza è di avere presto la possibilità di leggere un suo nuovo lavoro e di incontrarlo qui a scuola.

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SPECIALE COGESTIONE: L’esperienza del Caffè Letterario

Uno dei corsi più scelti dai ragazzi per la cogestione è stato il Caffè Letterario, ispirato ai salotti culturali nati nel 1700, nei quali si discuteva di argomenti di varia natura. Il corso è stato tenuto dalla Dottoressa De Rosa, sociologa e madre di una allieva del liceo ed stato molto ben strutturato ed elaborato. Gli argomenti principali su cui quasi tutto il corso si è concentrato sono stati il terrorismo e l’immigrazione, che hanno consentito una profonda riflessione anche sulla tematica delle “emozioni”. Il riferimento costante di questa discussione è stata la scrittrice Oriana Fallaci, della quale è stato preso in considerazione il libro ”La rabbia e l’orgoglio”, che ha rappresentato il primo passo per introdurre la discussione. Si è partiti proprio dalla sua visione dell’episodio di terrorismo più grave nel mondo Occidentale: l’attacco alle torri gemelle, che ha suscitato un grande odio nei confronti dei terroristi ma, allo stesso tempo, ha fatto si che più importanza venisse data alla parola “terrorismo”. Da qui le spiegazioni precise e soddisfacenti della Dottoressa ed i brevi scambi di idee accompagnati da un caffè e dalle vivande, proprio come nel 700′.

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