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Il caso Regeni: le ombre sulla morte del ricercatore friulano

Il 3 febbraio è stato trovato a bordo di un auto il corpo con evidenti segni di torture di Giulio Regeni, 28 anni, accademico dell’Università di Cambridge, in viaggio al Cairo per una tesi di dottorato sui movimenti sindacali di opposizione nel Paese arabo.

Sono passati 5 anni dalla Rivoluzione del 25 gennaio, nell’ ambito della cosiddetta Primavera Araba, che ha deposto il dittatore Hosni Mubarak, ma tuttavia la libertà tanto auspicata dai dimostranti è ancora un miraggio. Nelle elezioni del 2012 è stato eletto presidente Mohamed Morsi, candidato del partito dei Fratelli Musulmani, poi rovesciato da un colpo di stato nel luglio del 2013 che ha portato al potere la giunta militare retta da Abdel Fattah al Sisi con il lasciapassare dell’ Occidente. L’ attuale governo viene accusato di aver arrestato e torturato gli oppositori politici di gruppi che hanno anche partecipato alla Rivoluzione, di aver imposto limitazioni sulla libertà di stampa e di chiudere un occhio sugli abusi della polizia.
E’ questo lo scenario che Giulio Regeni ha trovato al suo arrivo in Egitto in qualità di ricercatore per la sua tesi di dottorato sui sindacati indipendenti e di sinistra, posti sotto ferreo controllo da parte dei servizi egiziani, il Mukhabarat. La ricerca è stata approvata dai suoi suoi tutor: le professoresse di Cambridge Anne Alexander, nota negli ambienti accademici per aver pubblicato uno studio che invita all’alleanza partiti di sinistra e i Fratelli Musulmani ( dichiarati fuorilegge ) e Maha Abdelrahman, esperta in Egitto. Queste ultime, in seguito alla notizia della morte del ragazzo, hanno raccolto 4600 firme in una petizione per chiedere di far luce sulla morte di Regeni e anche degli abusi, delle torture e dei rapimenti forzati che avvengono all’ordine del giorno nelle carceri. Arrivato al Cairo, pare che Regeni avesse preso contatti con Hoda Kamel, attivista egiziano, grazie al quale assiste a riunioni sindacali. Sarebbe stato in queste occasioni che sarebbe stato preso di mira da agenti in borghese. Il 25 gennaio avrebbe dovuto incontrarsi con Hassanein Kishk, uno dei leader della sinistra anti-governativa; è proprio da questo momento che le tracce del ragazzo si perdono nel nulla, almeno fino al 3 febbraio, giorno in cui viene ritrovato il suo cadavere barbaramente ucciso.

Nonostante le ripetute richieste da parte del governo italiano di far luce su questo fatto di cronaca internazionale, la controparte egiziana ha sempre ribadito con ipotesi equivoche ed improbabili quali una vendetta criminale o servizi deviati. Ciò che appare abbastanza chiaro è che Giulio Regeni sia stato ucciso a causa dell’ ambito della sua ricerca alquanto “scottante” e da ciò che emerge dall’ autopsia sembra che sia stato ammazzato da professionisti della torture e esperti di evizie di ogni tipo.

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