• Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte

    Il libro che sto leggendo è intitolato “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”,  pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 2003 e l’autore del libro è Mark Haddon.

    Quest’ultimo ha scritto altri libri, tra cui “La Focena, Boom!”. Con il libro Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è riuscito a portare a casa premi come ad esempio i Costa Book Award. Il libro è di genere giallo e racconta la storia di un ragazzo di nome Cristopher Boone, che ha la sindrome di Asperger, che fa delle indagini su un delitto: chi ha ucciso il cane Wellington della sua vicina (la signora Shears)?

    Nella prima parte del racconto i personaggi principali sono fondamentalmente tre: Cristopher, il padre e, come detto in precedenza, la signora Shears. Cristopher durante la notte decide di andare a vedere da vicino il cane morto, e in quel momento la signora Shears, sentendo strani rumori, esce di casa e scorge Cristopher vicino al suo cane ormai morto. Chiama la polizia.

    Una volta sul posto, la polizia chiede a Cristopher se era stato lui o sapeva chi era stato a uccidere Wellington. È qui che cominciano le peripezie del nostro protagonista, vittima di un chiaro scambio di persona, ma intenzionato a scagionare se stesso e fare giustizia per Wellington. Il libro è ambientato in epoca contemporanea. Le tematiche principali sono due: la sindrome di Asperger e il mistero del cane ucciso.

    La sindrome di Asperger non è un caso di autismo a tutti gli effetti, infatti non riporta ritardi nelle capacità; come possiamo vedere nel libro, Cristopher è molto bravo in matematica e fisica. L’autore usa periodi molto lunghi e complessi, entrando spesso, anzi, quasi sempre, nei particolari. Il lessico è molto semplice, e lo scrittore si affida spesso a dialoghi e descrizioni. Questo libro è molto interessante, ho imparato nuove cose, come ad esempio la sindrome di Asperger di cui non ne sapevo l’esistenza. È un libro che non consiglierei solo ai miei amici, ma a chiunque, poiché interessante e ricco di approfondimenti.

     

    Gianpaolo Pesce, 3° Liceo Scientifico Sportivo

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  • Mio fratello rincorre i dinosauri: la sindrome di down spiegata ai più piccoli

    Hai cinque anni, due sorelle e desidereresti tanto un fratellino per fare con lui giochi da maschio. Una sera i tuoi genitori ti annunciano che lo avrai, e che sarà speciale. Tu sei felicissimo: speciale, per te, vuol dire «supereroe». Gli scegli pure il nome: Giovanni. Poi lui nasce, e a poco a poco capisci che sì, è diverso dagli altri, ma i superpoteri non li ha. Alla fine scopri la parola Down, e il tuo entusiasmo si trasforma in rifiuto, addirittura in vergogna. Dovrai attraversare l’adolescenza per accorgerti che la tua idea iniziale non era cosí sbagliata, e lasciarti travolgere dalla vitalità di Giovanni per concludere che forse, un supereroe, lui lo è davvero. E che in ogni caso è il tuo migliore amico.

    È questa suppergiù la sinossi del romanzo che ho appena letto, dal titolo Mio fratello rincorre i dinosauri. L’autore è Giacomo Mazzariol, nato a Castelfranco Veneto nel 1997. Per Einaudi ha pubblicato Mio fratello rincorre i dinosauri (2016), che è diventato un film di Stefano Cipani, con Alessandro Gassmann, Isabella Ragonese e Rossy De Palma, e Gli squali (2018).

    Trovo questo libro molto bello e commovente, adatto a tutte le età. Però allo stesso tempo sono convinto che non sia adatto ad una persona che lo sceglie tanto per leggere qualcosa. Prima di questo libro non conoscevo Giacomo Mazzariol ma ho scoperto che ha fatto tante altre cose che conosco.

    Il libro non è difficile da comprendere, mi piace molto il fatto che in alcuni casi si presenti addirittura assai immediato. La trama è costruita bene: ha un ordine cronologico preciso che non confonde e anche i personaggi sono sempre abbastanza definiti e ben sviluppati. È forse il libro più bello e avvincente che abbia mai letto finora, e questo sicuramente grazie alla trama che tocca argomenti importanti adottando un testo sempre chiaro e mai concettoso.

    Valerio Sangermano, 3° liceo scientifico sportivo

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  • Harry Potter e L’Ordine della Fenice, la recensione

    Il titolo del libro che ho letto è Harry Potter e l’ordine della fenice, di J.K Rowling, anno 2003.  Per quanto riguarda l’autrice del libro, si tratta di una scrittrice e produttrice britannica e la sua fama è legata alla serie di romanzi di Harry Potter.

    Al termine della saga di cui fa parte questo romanzo la Rowling ha scritto anche molte altre opere tra cui ricordiamo Il seggio vacante e Animali fantastici e dove trovarli. Grazie al successo dei suoi romanzi nel 2011 la Rowling è stata inserita da Forbes nella classifica delle donne più ricche del Regno Unito, ed è stata incoronata donna più influente del Regno Unito da una rivista britannica.

    Il genere del libro è fantasy e tratta la storia fantastica di un ragazzo che scopre di avere poteri magici. Il racconto inizia quando nella stanza segreta i protagonisti  trovano una profezia su Harry e Lord Voldemort, il suo nemico.

    Sullo sfondo, al Ministero della Magia arrivano anche i Mangiamorte e scoppia una battaglia. In aiuto dei giovani maghi arrivano i membri dell’Ordine della Fenice e… vi sto rivelando già troppi particolari, quindi passiamo ad altro!

    I personaggi principali di questo racconto sono Harry Potter, Ron un aspirante mago un po’ pasticcione, Hermione la mezzosangue, cioè strega nata da babbani, il preside Albus Silente, dall’animo buono, che aiuterà tantissimo i giovani ragazzi, e infine il temibile Lord Voldemort che vuole a tutti i costi sconfiggere Harry e conquistare un potere invincibile.

    Il libro viene collocato negli anni novanta quindi un’epoca molto vicina alla nostra. Nello stile troviamo periodi abbastanza lunghi ma accessibili ad un pubblico adolescente. Il lessico invece è abbastanza semplice con la prevalenza di dialoghi. Il libro è molto bello per i giovani ed io l’ho trovato molto interessante; leggendo il libro ho imparato che l’amicizia e la famiglia sono dei valori molto importanti di cui non possiamo fare a meno. Proprio per questo è un romanzo molto entusiasmante e cattura la tua attenzione quasi ne fossi tu il protagonista.

    Emma Veneziano, 3° liceo scientifico sportivo

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  • L’urlo di Moxie

    “Girl Power – La rivoluzione comincia a scuola” disponibile su piattaforma Netflixè un film del 2021 , tratto dal romanzo Moxie di Jennifer Mathieu. La protagonista Vivian è una sedicenne timida che frequenta un liceo americano: l’aria che si respira nella scuola è pesante perché serpeggia molto maschilismo; una nuova studentessa cerca di denunciare i soprusi e gli atti di bullismo, ma viene ignorata dalla Preside, anche lei ingabbiata nel sistema del patriarcato. La situazione diventa incontrollabile dopo che vengono postate le classifiche per alcune  studentesse: “il più bel culo”, “il più bel davanzale”, “la più ubbidiente”.

    Per Vivian è il momento di passare all’azione. Prendendo spunto dal passato della madre, che faceva parte di un movimento punk rock femminista, pubblica anonimamente la fanzine “Moxie” in cui vengono denunciati tutti i torti subiti dalle ragazze della scuola, dando così origine a un movimento di cui subito entrano a farne parte un gruppo di studentesse pronte a fare una vera e propria rivoluzione.

    Tra tutte le scene del film, l’urlo della rivoluzione appare davvero libero, quando Vivian salta e balla nella sua stanza sul brano Double dare Ya delle Bikini Kill. Per l’obiettivo che si era prefissato però, “Girl Power – La rivoluzione comincia a scuola”  aveva forse bisogno di una protesta più accesa e la protagonista non sembra avere  il carisma necessario per guidare questa rivolta, inoltre il colpo di scena finale avrebbe dovuto avere un effetto più sconvolgente.

    Sono comunque molte le scene che fanno ben comprendere quanto sia discriminante l’atteggiamento dei maschi verso il genere femminile, una su tutte quella in cui viene pubblicata la classifica delle ragazze basata puramente sull’aspetto fisico. Consiglio la visione del film, soprattutto ai maschi, per riflettere su un tema che caratterizza la nostra società costruita sulle leggi del patriarcato, e che ancora fatica ad aprirsi a nuovi modelli.

    Francesca Siciliano, 3° Classico

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  • “La campana di vetro”, amore d’oltreoceano

    La campana di vetro è l’unico romanzo semi-autobiografico scritto dalla poetessa Sylvia Plath e pubblicato per la prima volta con lo pseudonimo di Victoria Lucas il 14 gennaio 1963 da William Heinemann Ltd. Solo nel ’66 venne pubblicato con il suo vero nome in Inghilterra e due anni dopo, fu pubblicato anche in Italia.

    Il libro è composto da 20 capitoli che arrivano fino a 202 pagine (se si conta il romanzo vero e proprio, dato che prima c’è la bibliografia della Plath e a fine libro c’è una raccolta di 6 poesie da Ariel seguito dalla postfazione).

    La protagonista della storia è la giovane donna Esther Greenwood, mente brillante ma problematica, che interagisce maggiormente con la sig.ra Greenwood sua madre, Buddy Willard, il suo iconico ex, la dottoressa Nolan, colei che ha incontrato nella clinica percependola come una figura materna (per questo personaggio la Plath si è ispirata alla sua terapista), Doreen la sua amica di New York e Joan Gilling una donna che ha incontrato nella clinica e che non le è mai andata particolarmente a genio, anche se Joan ha affermato che invece Esther le piacesse.

    Il romanzo è ambientato principalmente nel 1953, con alcuni flashback ricorrenti ai tempi del college, ed uno scenario che inizialmente si sviluppa a New York, e poi nella sua città natìa ovvero Boston, e infine nella clinica psichiatrica in cui la protagonista viene internata.

    Il libro parla di una brillante studentessa di provincia vincitrice del soggiorno, offerto da una rivista di moda, a New York, dove Esther si sente «come un cavallo da corsa in un mondo senza piste». Intorno a lei, l’America spietata, borghese e maccartista degli anni Cinquanta: una vera e propria campana di vetro che nel proteggerla le toglie però a poco a poco l’aria. L’alternativa sarà abbandonarsi al fascino soave della morte o lasciarsi invadere la mente dalle onde azzurre dell’elettroshock.

    Personalmente ritengo che La campana di vetro sia uno dei libri più crudi, intensi, scorrevoli e meglio scritti che io abbia mai letto.

    Anche se ambientato negli anni ‘50, il libro risulta incredibilmente attuale e moderno sia per il linguaggio utilizzato che per le tematiche affrontate. La Plath trova il coraggio di raccontare temi che all’epoca erano considerati tabù, come quello della sessualità ma anche dell’omosessualità!

    Il solo sapere che la protagonista, Esther, è l’alter ego di Sylvia rende la storia ancora più interessante: Sylvia Plath è stata una donna che nella sua vita ha sofferto immensamente, e in questo libro trapela tutto il suo dolore. Infatti, con immenso dolore, la donna si è tolta la vita il mese dopo averlo pubblicato, come un lavoro eseguito per liberarsi dal passato.

    Nonostante l’inquietudine causata dalla costante atmosfera cupa e dal fatto che nonostante la malattia, Esther sembri lucida per tutto il tempo, la lettura è scorrevole soprattutto grazie all’ironia di Esther, che viene accentuata soprattutto a partire dalla fine della prima parte, quando la ragazza appare molto instabile emotivamente in un modo che ancora non si è tramutato in schizofrenia, ma che rappresenta il suo sentirsi soffocare proprio come sotto una campana di vetro.

    Quest’ultima rappresenta quella soffocante atmosfera, quella pressione caratterizzata dalle aspettative e dai codici di comportamento imposti dalle istituzioni, come la famiglia, l’università, la società in senso lato. La campana di vetro è, quindi, quell’insieme di stereotipi in cui la protagonista si sente incastrata, come in una prigione. È una denuncia al sistema, che intrappolava sessanta anni fa e che, in modo diverso, continua ad opprimere anche oggi.

    Il finale è pieno di significato che potrebbe essere considerato come positivo anche se, come si interroga la protagonista, “chi mi assicura che un giorno la campana di vetro non sarebbe scesa di nuovo, con le sue soffocanti distorsioni?” Anche se è il mio preferito, personalmente lo ritengo un libro impegnativo, di sicuro non per tutti e che è riuscito ad affrontare cinque importanti tematiche: dopo la morte si rinasce; la regressione psicologica; delusione dalle aspettative; le donne negli anni ’50 e le problematiche della psichiatria di tutto lo scorso secolo.

    La campana di vetro è piena di simbolismi ma i passi che più sono rimasti impressi nella mia testa sono tre: il primo è “Decisi di lasciar perdere tutto quanto. Decisi di lasciar perdere la tesi e di prendere un semplice diploma triennale”; il secondo è “Io mi sentii scomparire, assorbita nelle ombre come il negativo di una perfetta sconosciuta”; e infine il terzo è “Se nevrotico vuol dire desiderare contemporaneamente due cose che si escludono a vicenda, allora io sono nevrotica all’ennesima potenza.”

    Queste affermazioni hanno in comune il fatto di essere facilmente immedesimabili ed è per questo che La campana di vetro è un libro vero, doloroso, proprio come lo è a volte la vita.

    Greta Spadafora, 1° liceo classico

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  • Alla scoperta della “Mentalità Vincente”

    Il libro che sto leggendo è intitolato La mentalità vincente, è stato pubblicato nel novembre del 2017 dalla casa editrice Giunti e l’autore del libro è George Mumford, autore anche di The Mindful Athlete; Mumford ha scritto solo due libri anche perché non è uno scrittore ma un trainer di mindfulness e meditazione.

    La storia di George è esemplare: era un giocatore di basket ma a seguito di un infortunio non è riuscito più a tornare a giocare sprofondando nel mondo della droga; riuscì ad uscirne grazie alla meditazione e iniziò a insegnare con successo questo metodo fino a raggiungere le più grandi squadre della NBA.

    Il libro parla di come Michael Jordan attribuisca a George Mumford il merito di aver valorizzato la sua leadership in campo con i Chicago Bulls fino a vincere 6 campionati NBA! Parla anche di quando Michael Jordan alla morte del padre voleva lasciare il basket perché sopraffatto dal senso di colpa, ma fu aiutato da George Mumford e si convinse di rimanere a giocare diventando il campione che tutti conosciamo.

    La tematica principale è la psicologia e l’effetto che questo metodo di Mumford ha avuto sui giocatori. In questo libro l’autore usa un lessico semplice; è ricco di dialoghi e di termini inerenti allo sport, alla psicologia e al metodo Mumford. Questo libro mi è piaciuto molto perché parla di come la psicologia possa fare bene ai giocatori non solo di basket ma anche nello sport in generale: quando i giocatori sono affranti la psicologia molte volte riesce a far ritrovare le buste motivazioni.

    È un libro che consiglio a molte persone anche per far vedere che al di là delle partite, oltre alle vittorie e alle sconfitte, questo mondo è ricco di situazioni ed emozioni che non si vedono ma che sono molto importanti per lo sport.

    Stefano Pisapia, 3° liceo scientifico sportivo.

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  • Vittoria dell’Orchestra don Bosco a Bracigliano

    È l’Orchestra don Bosco ad aver vinto la  quinta edizione del concorso internazionale “Giovani promesse” di Bracigliano, conclusosi lo scorso 8 Aprile.
    Grande soddisfazione per l’istituto salesiano di Caserta, a cui l’Orchestra appartiene: pur non essendo una scuola ad indirizzo musicale, ha comunque scommesso sull’entusiasmo degli studenti appassionati di musica che credono in questo progetto. Gli orchestranti, con serietà e con professionalità, si sono cimentati assiduamente nelle prove dirette dal maestro Vincenzo Anastasio e dal docente Massimo Barone, e il loro costante impegno è stato premiato.
    Per la finale del concorso, l’Orchestra don Bosco ha gareggiato con quattro brani: “Cicci & Bongy” e “Four Jumps” (musiche originali di V. Anastasio), un medley di Pino Daniele (“Io vivo come te”, “Viento e terra”), “Birdland” dei Weather Report.

    Orchestra don Bosco

    Usciti dall’auditorum di Bracigliano, gli orchestrali hanno atteso il risultato della loro esibizione, comunicato dal Direttore don Antonio D’Angelo, il quale, dopo un breve discorso, ha annunciato la vittoria: tutti hanno esultato e i festeggiamenti non si sono fermati nemmeno in pullman, sulla strada del ritorno, infatti si è continuato a  gioire e ovviamente a suonare!
    Una prossima sfida attende L’Orchestra: un altro concorso, il 2 maggio, questa volta a Foggia. Incrociamo le dita!

    Salvatore Lauritano 1º Classico

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  • Aspettando il parco nell’area ex Macrico

    Caserta è da sempre conosciuta per il Palazzo Reale e il suo Parco, ma c’è un’altra importante area verde che non tutti i cittadini conoscono, perché cinta da mura: è il “Ma.cri.co.”, vero e proprio polmone verde nel cuore della città, in cui è stato possibile accedere lo scorso 10 Aprile, nel giorno della domenica delle Palme, grazie ad un’apertura straordinaria voluta fortemente dal vescovo di Caserta Pietro Lagnese e dalle varie associazioni che negli anni si sono occupate della “questione macrico”, prima tra tutte l’Associazione Macrico Verde.


    Non è la prima volta che la cittadinanza è invitata a prendere coscienza dell’aerea verde nascosta dalle mura, infatti nel 2006 ci fu la prima apertura straordinaria, che permise a tanti casertani di scoprire cosa si cela dietro quel muro e di conoscere la storia dell’ex Macrico: da quel momento sempre più cittadini hanno preso a cuore l’iniziativa, avanzando diverse proposte, come quella di far diventare Caserta “città dei giardini”, creando un percorso turistico “dal Parco Macrico al Parco della Reggia”.

    Situato fra il centro e la periferia est di Caserta, costituito da oltre 32 ettari di terreno, di proprietà dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (IDSC), questo spazio è stato affittato per decenni dall’esercito italiano come rimessa e manutenzione di carri armati, da qui l’acrostico Ma.cri.co., MAgazzino Centrale RIcambi mezzi COrazzati. Dopo la chiusura della caserma, l’area è rimasta soggetta al degrado, mortificando così la sua storia, in quanto è stata originariamente residenza vescovile, con giardino e una vigna, fino a quando i Borbone chiesero in affitto lo spazio che venne convertito in un campo d’addestramento per le truppe, soprannominato Piazza d’Armi. Caduto il regno borbonico, l’area continuò ad avere uso militare fino al 2001, quando la caserma è stata dismessa, e la zona è stata classificata nella fascia urbana F2, destinata al verde pubblico e al recupero delle strutture già esistenti, dunque non dovrà essere costruito nulla di nuovo, e potrà diventare quel parco urbano gratuito che manca in città.

    foto di Davide Franciosa

    Stavolta sembrerebbe esserci davvero la volontà di regalare questo spazio verde a tutti i casertani, ma questa operazione non sarà facile, in quanto il progetto definitivo non è ancora stato presentato e c’è l’urgenza di rendere l’area agibile e sicura. Dopo questi due anni infernali di pandemia, soprattutto nei giovani, è ancora più forte l’esigenza di avere a disposizione uno spazio per svagarsi e intrattenersi, per trascorrere tempo libero, come passeggiare o praticare sport all’aria aperta, all’interno di un parco urbano sicuro e gratuito.
    È possibile tenersi aggiornati sulla “questione Macrico” seguendo l’account su Instagram @oltrequelmuro

    Silvia Cava 1º Classico

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  • Cene solidali per le persone “senza fissa dimora”

    L’Istituto Salesiano di Caserta è da sempre impegnato sul proprio territorio sia in ambito culturale che sociale: tra i progetti attualmente in corso, c’è quello della “cena solidale”, realizzata in collaborazione con l’associazione di volontariato “L’angelo degli ultimi”, operativa da più di dieci anni nel casertano. 


    Ogni sabato pomeriggio, dalle ore 18:00 alle ore 20:00, un gruppo di studenti del triennio del liceo, in maggior numero ragazzi del quinto anno, supervisionati dal docente di religione don Michele Anfossi, si recano presso la sede de “L’angelo degli ultimi” per cucinare, confezionare, servire i pasti alle persone “senza fissa dimora”, le quali possono usufruire anche di alcuni servizi forniti dall’Associazione come docce o visite mediche.


    Gli studenti saranno impegnati in questo progetto fino a giugno, quando terminerà la scuola, ma potranno scegliere di continuare a recarsi in Associazione per dare il proprio contributo in queste cene solidali. 
    Un progetto importante per gli studenti dal punto di vista formativo, in quanto stanno sperimentando, attraverso la collaborazione, la solidarietà verso persone bisognose. Quest’ultime sono generalmente escluse dalla comunità ed ignorate, ma grazie a iniziative di questo tipo, possono beneficiare non soltanto di un pasto caldo, ma anche di quelle attenzioni di cui ogni essere umano necessita.

    Gemma Carfora 3° Classico

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  • Si torna a viaggiare con la scuola

    Quando si discuteva sull’efficacia della didattica a distanza, in pandemia, si è precisato che non avrebbe potuto sostituire per lungo tempo la scuola in presenza perché tra i suoi limiti c’è quello di non poter organizzare visite guidate e viaggi di istruzione. Questi tipi di attività didattiche e formative sono assai importanti per noi studenti, perché vere occasioni di apprendimento al di fuori dell’aula scolastica e momenti preziosi per socializzare con i propri pari, stringere nuove amicizie, rafforzare vecchi legami.
    Dichiarata la fine dello stato di emergenza lo scorso 31 marzo, dopo due anni, finalmente anche la nostra scuola ha potuto organizzare per il mese di aprile due giornate formative fuori dal proprio territorio. 

    L’Istituto Salesiano di Caserta propone, nelle date 18 e 19 aprile, a tutti gli studenti dal primo al quarto anno di liceo, un pellegrinaggio a Roma – dal tema #seguimi – e una giornata di sfrenato divertimento al Rainbow MagicLand (Valmonte): i pullman raggiungeranno Roma nella mattinata e sarà possibile visitare luoghi di interesse storico e artistico. Nel primo pomeriggio in piazza San Pietro si terrà l’incontro dei ragazzi provenienti da tutta Italia con Papa Francesco. Sarà certamente di conforto poter ascoltare le parole del Santo Padre, dato il momento storico che stiamo vivendo.

    In serata gli studenti si sposteranno in albergo per il pernottamento e la mattina seguente a Valmontone per trascorrere l’intera giornata nel Parco Rainbow Magicland; il rientro a Caserta è previsto in serata. Gli studenti potranno trascorrere due giornate intense, emozionanti, e costruire assieme ricordi, da fotografare, da instagrammare, da imprimere per sempre nella loro memoria.

    Angelica Faraone 4º Classico

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  • Green pass e stato di emergenza: cosa è cambiato dopo il 31 marzo 2022

    Lo scorso 31 marzo è terminato lo stato di emergenza, deliberato per la prima volta dal Consiglio dei Ministri il 31 gennaio 2020 e prorogato, di decreto in decreto, per due anni.

    Le discussioni in merito alla legittimità dello stato di emergenza nel nostro Paese sono ancora molte, ma comunque sia, di fatto, si vedrà la fine progressiva delle limitazioni imposte dalle misure per il contenimento del Covid: dal 1° aprile non c’è più obbligo di mostrare il green pass nei locali e nei centri sportivi all’aperto; dal 1 maggio ci saranno nuove regole per il green pass al lavoro e per le mascherine in luoghi chiusi e nelle scuole; resta l’obbligo vaccinale per alcune categorie specifiche.

    Se non ci sarà una retromarcia del governo, il green pass non servirà più sul lavoro e anche in tutti gli altri settori come palestre al chiuso, trasporti a lunga percorrenza, hotel, ristoranti al chiuso, cinema, teatri…insomma presto si potrà tornare alla “vita pre pandemia”, ma attenzione ad osservare ancora norme che possono proteggerci da eventuali contagi, come indossare mascherine quando non è possibile garantire distanziamento.

    Tatiana Galano

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  • “Resta con me”, sopravvivenza in alto mare

    Il  libro  che  ho  letto  s’intitola  Resta  con  me, pubblicato da Harper  Collins  nel   2018 e tradotto da Seba Pezzani. L’autrice del libro è la stessa protagonista della storia, Tami  Oldham  Ashcraft,  con la collaborazione della scrittrice Susea McGearhart. Resta  con  me  è  infatti un racconto d’avventura autobiografico, una storia  di  sopravvivenza in alto  mare contro  tutte le avversità della natura.

    Tami e Richard sono  due  skipper professionisti  che  si  innamorano  al  primo  sguardo,  ai quali  viene  proposto  di  condurre un  moderno  yacht  a  vela,  l’Hazana, al  porto  di  San  Diego. Dopo  poco  più  di  due  settimane  dalla  partenza, però,  scoprono  che  un   violento  uragano  sta  facendo   rotta  su  di loro e avanza così velocemente  che non c’ è modo di sfuggirgli. Una volta travolti dall’uragano, Tami sente per un’ultima volta  Richard  gridare, poi il nulla.  Quando  si  risveglia trova l’imbarcazione  semidistrutta,   il  motore  e la  radio  non  funzionano e si  rende conto che Richard non è scomparso. Tami  non si  perde  d’animo  e  riesce a  sopravvivere  per  41  giorni  da sola in mezzo  al  mare. Ci sarà  una  voce sempre  presente, una sorta  di aiuto interiore che  accompagnerà Tami  in  questa disavventura,  senza  farla sentire  mai  sola.

    I  personaggi  della  storia  sono  due: Tami e  Richard, ma la protagonista  principale  è  Tami che ci fa conoscere  Richard  attraverso rievocazioni  del passato. La storia si colloca negli  anni ‘80. Sul piano stilistico, la scrittrice usa periodi lunghi e complessi. Il  lessico  è  ricco  di  termini tecnici riguardanti il mondo nautico; infatti,  alla  fine del  libro c’è  un glossario che spiega  le  varie parole tecniche usate. Nel racconto prevalgono le descrizioni molto dettagliate rispetto ai dialoghi. Leggendo il testo emergono anche le caratteristiche di Tami: una donna  forte,  coraggiosa,  determinata  e  con grande spirito di  sopravvivenza.

    Ho trovato il libro molto bello da leggere,  ma  il  difetto  più  grande che  noto nel  racconto  è che sono presenti numerosi termini tecnici relativi alla nautica, che rendono la lettura poco scorrevole. Si dovrebbe, infatti, andare a consultare spesso il glossario e ciò rende la lettura poco piacevole. Punti di forza del libro, secondo me, sono i flashback in cui Tami racconta del suo passato con un linguaggio molto scorrevole e commovente.

    Leggendo Resta con me, si  impara sicuramente ad essere determinati anche nelle  situazioni più difficili della vita, così com’ è capitato alla protagonista; ma anche, per gli appassionati di vela, il libro diventa quasi  un manuale su come orientarsi in mare. Ciò che rende speciale questo libro d’avventura, è il racconto dell’amore che provano i due protagonisti. È un libro che mi sento di  consigliare alle persone che si affacciano alla lettura.

    Ivan Del Prete, 3° liceo scientifico sportivo

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