Presso l’Istituto Salesiano è convenzionalmente svolto, uno spettacolo dedicato a Santa Cecilia all’interno del quale alunni e professori danno sfoggio delle proprie competenze idonee all’intrattenimento del pubblico composto anche esso da docenti e alunni. In seguito le loro prestazioni vengono classificate dando cosi vita a una competizione amichevole, solitamente riguardante il canto o l’utilizzo di uno strumento musicale. Un’usanza molto particolare in cui tra conduttori divertenti, occasione di mettersi in gioco donando anche solo un sorriso al pubblico è pretesto per conoscerci meglio; creando così un contesto non scontato e non tipico della vita di tutti i giorni, nel quale si ha l’occasione di vivere al meglio lo spirito salesiano.
Quest’anno però, la nuova edizione non ha potuto avere luogo, a causa della carenza dei partecipanti, dichiaratosi eccessivamente giudicati e condizionati dal pubblico. Alcuni di essi, solitamente partecipano a manifestazioni intrattenendo un pubblico ben più vasto e pure il contesto salesiano provoca loro disagio.
La causa è da ricercarsi probabilmente in degli atteggiamenti assunti generalmente di disapprovazione, svalorizzazione e ridicolizzazione nei confronti di coloro che si propongono, al fine di garantire la creazione di un atmosfera di fratellanza e condivisione, infranta dai comportamenti del pubblico.
l partecipanti, sono stati soggetti a esclusione, affermazioni offensive nonché pubblicizzazione, ovviamente non autorizzata, sul web della loro prestazione al solo scopo di ridicolizzarli. Tale reazione da parte degli studenti spettatori è riconducibile ad una distorta visione della modalità di arelazionarsi, che pone come presupposto la banalizzazione e la e la visione superficiale della realtà. Di conseguenza la capacità di mettersi in gioco, di esprimere la propria interiorità viene considerato un aspetto da non esternare nella vita sociale. Si è troppo schiavi di un immagine rappresentativa di se stesso che si cerca di imporre attraverso la banalizzazione non solo della realtà ma anche della propria persona. Quando si vede allora un individuo libero, capace di esprimere in qualsiasi modalità disinvoltamente la propria individualità, si prova invidia paura si sente la propria coscienza vacillare distogliersi da quella immagine deformata che noi, il nostro contesto sociale ci impone. Tale inconscia consapevolezza spinge a ridicolizzare un espressione che costringe a mettersi in discussione e imporre disperatamente una realtà vuota.
Tutto ciò a causa del conformismo, della tendenza ad evitare l’auto-giudizio che all’interno degli alunni appartenenti alla istituto salesiano è molto presente. Un contesto chiuso in cui tutti sono coinvolti in un processo che fonda come presupposto realtà vane azioni indegne a tratti infantili un illusione uno stato di stasi in cui si è immersi e ogni specchio che conduce all’auto-giudizio all’interno di questo stato dormiente viene riconosciuto come estraneo.
I ragazzi partecipanti, erano a mio avviso quel tentativo di contrastare quella realtà, e il loro gesto dello scorso anno, anche se apparentemente insignificante ha avuto un grande valore. Tutti dovrebbero vincere la vergogna, essere se stessi e non rendersi dipendenti da un falso archetipo che la ricerca di un armoniosa congruenza tra individui che si relazionano impone, non trovando una condivisione che valorizzi l’individualità di ognuno, per contrastare una realtà che nel profondo nessuno accetta e a cui nessuno ha la forza di opporsi