Il Covid e noi….

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4 marzo 2020, un giorno come tanti: ci siamo svegliati, lavati, vestiti e siamo andati a scuola; abbiamo vissuto una giornata di totale normalità, almeno fino alle 14, quando trapelò la notizia riguardo l’imminente chiusura delle scuole a causa del covid-19. Abbiamo vissuto il 4 marzo 2020 senza angoscia, senza preoccupazioni, se non quelle riguardanti le interrogazioni, infatti di certo non sapevamo che quello sarebbe stato l’ultimo giorno di normalità e soprattutto l’ultimo in cui avremmo varcato la soglia della nostra scuola. È stato probabilmente proprio quel pomeriggio, guardando il telegiornale, che ci siamo resi conto della gravità della situazione e che quei 15 giorni di chiusura sarebbero diventati altri 15 e così via, per poi portare al lockdown: la chiusura definitiva di tutto ciò che era ritenuto “non essenziale”. Le nostre vite da marzo a ora sono inevitabilmente cambiate, anche se non siamo stati toccati direttamente dal covid questa esperienza ha lasciato dei solchi profondi in noi: la lontananza dai nostri affetti ci ha portato a capirne l’importanza e tutte le privazioni imposte ci hanno portato a desiderare ancora più ardentemente quello che per noi prima era scontato. L’estate del 2020 è stata certamente un respiro di sollievo dopo aver trattenuto il fiato per quasi 4 mesi, la situazione stava migliorando e anche se la paura è sempre stata presente, mentre ci trovavamo con i nostri amici al bar o in spiaggia a prendere il sole, almeno per un momento abbiamo dimenticato cosa fosse il coronavirus; sono stati attimi bravi, ma intensi, attimi durati 3 mesi precisamente, prima che la situazione crollasse di nuovo.

La Campania durante la cosiddetta prima ondata sembrava essere rimasta illesa, siamo stati d’esempio per tutto il paese per la nostra perseveranza e la severità delle misure imposta da chi ci ha guidati, ma con l’autunno anche la nostra regione ha mostrato le sue fragilità: i contagi in poco sono saliti alle stelle e siamo dovuti correre ai ripari, la decisione di chiudere le scuole a due settimane dalla riapertura è stata molto criticata, ma da lì a poco l’Italia intera ci ha seguiti confermando le  preoccupazioni di tutti: la seconda ondata era cominciata. Attualmente ci troviamo ancora nella seconda ondata e possiamo dire di essere decisamente provati: questa volta i colpi sono stati diretti, l’innalzamento radicale dei contagi nella nostra regione ci ha segnati e ha scavato solchi profondi in noi colpendo familiari e amici, abbiamo potuto constatare sulla nostra pelle che quella che sembrava una malattia pronta a colpire persone deboli o anziane, non fa sconti a nessuno e non ha paura di sradicare famiglie o di distruggere amicizie. Il Natale è stato un grande punto interrogativo, ma anche trascorrendo le festività nel modo più tradizionale possibile con la nostra famiglia, non c’è stata quella spensieratezza e quell’allegria che caratterizza questo periodo; siamo alla fine del 2020 e abbiamo capito che la cosa importante non è il numero di regali che riceviamo, l’albero e le luci, ma sono le persone con cui trascorriamo il nostro tempo, e quando quest’anno ci troveremo a lamentarci perché non siamo liberi di “sparare” i fuochi d’artificio a mezzanotte, consiglio di riflettere e di pensare anche solo per un momento a coloro che questo Natale lo hanno passato piangendo la morte di una persona cara, o a coloro che si trovano in un reparto di terapia intensiva e da soli lottano per sopravvivere: in queste feste siate intelligenti, siate grati.

Annarita Iodice 5° Classico

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