«Cambiate il cuore del vostro cuore»

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Lettera di Natale

Carissimi ragazzi

  «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Il Natale si avvicina velocemente. Ci apprestiamo a vivere un tempo di grazia del Signore dettato dal calendario del Giubileo della Misericordia, indetto da Papa Francesco. Tempo di grazia che si scontra con i drammatici eventi legati al terrorismo e alla cattiva politica internazionale. È tempo che necessita di una profonda riflessione, di preghiera, di costruzione lenta ma decisa di una cultura dell’accoglienza e della pace. Probabilmente l’indizione dello stesso Giubileo è un segno dei tempi, un evento voluto da Dio stesso perché l’uomo si converta nuovamente. Come scriveva il filosofo personalista Emmanuel Mounier: […] l’uomo ha perso il senso dell’Essere e si muove solo fra cose, e cose utilizzabili, private del loro mistero. Si rende necessario prendere sul serio l’invito del filosofo francese: […] cambiate il cuore del vostro cuore […] bisogna restituire allo spirito l’iniziativa e il controllo dei suoi scopi.

   Il tempo natalizio è un tempo privilegiato per una trasformazione del cuore. Il «criterio oratoriano», per sua natura, pone il cuore al centro della sua azione educativa. Scriveva don Bosco: L’educazione è cosa di cuore. Il più delle volte, cari ragazzi, leghiamo il cuore alle cose, alle mode, all’«avere», dimenticando che il cuore del cuore è l’«essere». Siamo spesso restii a seguire il consiglio di san Paolo: Non conformatevi alla mentalità del tempo, ma siate in tutto di Cristo, poiché a sua immagine e somiglianza siamo stati creati (Col 1, 13-20).

   Il tempo è il fluire delle cose, degli eventi, ma ha bisogno di essere significato, significato nel profondo. Il «criterio oratoriano» si pone l’obiettivo di significare il tempo in Cristo, nell’amore di Dio. Ecco perché Natale è un tempo così essenziale per noi cristiani e, specialmente, per noi salesiani.

   Il Natale dovrebbe essere la festa dell’«essenziale», del «cuore», non del consumismo, poiché il Signore Gesù nasce povero fra i poveri, nudo fra i nudi, esiliato fra gli esiliati. La nascita del Signore ci chiama all’austerità delle cose, per rivolgerci all’ampiezza infinita del cuore di Dio. È l’essenzialità propria di Maria di Nazareth, ragazza del suo tempo, concreta come le donne del suo tempo, ma con il cuore tutto orientato all’eternità di Dio, alla sua missione di madre «povera» di un «povero» Messia. Ella è tutta di Dio e per Dio, corpo e anima: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38). Più tardi, nella folla, una donna griderà a Gesù: «Beato il grembo che ti ha partorito e le mammelle che ti hanno allattato» (Lc 11, 27). Un omaggio alla concretezza materna di Maria, ma ancor di più all’iniziativa gratuita e sconvolgente di un Dio che si fa carne, uomo fra gli uomini, luce nelle tenebre del mondo. È l’essenzialità di Giuseppe, uomo concreto, esperto nel dare qualità al proprio tempo e al proprio lavoro, che rinuncia ad ogni suo progetto per accogliere l’inaspettato progetto di Dio che lo rende padre putativo del suo unico Figlio: «Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 20-21). Maria e Giuseppe fanno del loro tempo il tempo di Dio; del loro cuore un cuore per Dio. Chiediamo per questo a Dio di prepararci a ricevere il Signore con la stessa ansia salutare che ha caratterizzato la vita e la riflessione della filosofa Simone Weil: «Io non desidero per me che di essere nel numero di coloro ai quali è prescritto di pensare che sono servi inutili, avendo fatto solamente ciò che era loro comandato. Ho paura fino all’angoscia di essere, al contrario, nel numero dei servi non docili».

  Il Natale, cari ragazzi, non ci chiede di essere avulsi dal nostro tempo, ma di riempirlo della grazia e della misericordia di Dio; non esige di rinunciare e snaturare il nostro cuore, ma di orientarlo a Dio, perché convinti che l’amore di Dio lo faccia pulsare ancor più attivamente e gioiosamente. Vi auguro un santo Natale e vi ringrazio di cuore di tutto il tempo vissuto assieme come tempo di Dio.

Con affetto

Don Massimo De Luca

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