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Bruno Mars

Uno dei più grandi cantanti di quest’ultimo anno è sicuramente Bruno Mars, nome d’arte di Peter Gene Hernandez, cantante e produttore discografico statunitense.

Sin da piccolo coltiva la passione per la musica e dopo la laurea lascia il suo paese natale, le Hawaii, per trasferirsi a Los Angeles. La sua maggiore ispirazione musicale è Michael Jackson e molti critici indicano proprio Bruno Mars come suo degno erede, riscontrando numerose somiglianze nel timbro vocale e nella versatilità di generi musicali. Nel 2009 firma un contratto con la Atlantic Records.

Ha scritto hit di grande successo per artisti come Flo Rida o Travie McCoy. Raggiunge la notorietà nel 2010 prestando la voce a Nothin’ on You hit, del rapper B.o.B., e Billionaire con Travie McCoy.

Il suo primo singolo Just the Way You Are è stato pubblicato il 19 luglio 2010 ed ha raggiunto più volte la prima posizione della Billboard Hot 100, diventando un noto successo e raggiungendo la prima posizione anche in Australia, Canada, Irlanda, Nuova Zelanda e Regno Unito. Anche il secondo singolo, Grenade, ha raggiunto la prima posizione della Billboard Hot 100. Negli Stati Uniti, l’album di debutto di Mars Doo-Wops & Hooligans ha conquistato la terza posizione della Billboard200, vendendo circa 55000 copie. Dopo la pubblicazione del suo album d’esordio, ottiene sette candidature ai Grammy Awards vincendo quello per “Best male pop vocal performance” per Just the Way You Are.

 Nel marzo 2011 pubblica The Lazy Song raggiungendo un notevole successo. Inoltre, il cantante dichiara in un’intervista che Doo-Wops, genere creato negli anni ‘50, gli è stato trasmesso dal padre, mentre Hooligans rappresenta il suo lato rock: non a caso, il titolo del suo album è Doo-Wops & Hooligans. Il 22 settembre 2011 è stata ufficializzata la presenza del brano It Will Rain nella colonna sonora del film The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 1. Secondo il rapporto annuale pubblicato dalla IFPI, Just the Way You Are risulta il singolo più venduto del2011 a livello mondiale.

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Prendimi l’anima: un viaggio nella psicanalisi

Continua il nostro viaggio nel mondo del cinema dedicato alla psicologia. Il titolo che proponiamo questa volta è Prendimi l’anima di Roberto Faenza.

Il film racconta la storia di Sabine Spielrein, una giovane donna russa di origini ebraiche vissuta agli inizi del ‘900: affetta da crisi isteriche e da una forte nevrosi, è condotta dai genitori, commercianti facoltosi, presso l’ospedale psichiatrico di Zurigo, dove è presa in cura da Carl Gustav Jung, pupillo e discepolo di Freud. Egli, inizialmente interessato alla donna come paziente, viene successivamente travolto da una passione che lo turba profondamente e che, nonostante i numerosi ripensamenti e rimorsi, lo condurrà a provare una “maledetta felicità”. La relazione tra i due amanti termina quando Sabine, dopo essere stata curata con successo, decide di tornare a Mosca per ricominciare una nuova vita, pur mantenendo un intenso rapporto epistolare con Jung: si laurea in medicina e successivamente in psicologia, sposa un medico russo e partorisce due bambine; inoltre, fonda un asilo chiamato “l’Asilo bianco” per il colore delle pareti, in cui utilizza i propri metodi pedagogici basati sulla libertà di pensiero e sulla creatività individuale. Agli inizi della Seconda Guerra Mondiale, Sabine e le figlie vengono arrestate dai tedeschi, trasportate in una sinagoga e uccise insieme a tutta la comunità ebraica di Mosca, mentre Jung, ormai vecchio, partecipa all’evento con una delle sue tante premonizioni.

In Prendimi l’anima Roberto Faenza descrive in modo comprensibile a tutti l’innovativo metodo psicanalitico ideato da Freud: prima delle sue teorie, l’unica cura possibile contro l’isteria era l’elettroshoc; Freud, invece, ipotizzò che per curare i malesseri psichici bisognasse parlare del proprio vissuto e dei traumi subiti nel corso della vita ad uno psicanalista, dotato della capacità di immedesimarsi nel vissuto del paziente e di instaurare un rapporto attivo con lui. è ciò che accade nel dialogo durante il primo incontro tra Sabine e Jung: il legame che progressivamente si instaura tra i due mostra uno dei rischi di questa terapia, poiché il rapporto tra medico e paziente diventa di tipo affettivo.

La scelta di raccontare una psicanalisi dal volto umano, senza inoltrarsi troppo nella teoria e lasciando spazio ad una struggente storia d’amore che si intreccia con le vicende della Storia, fa del film di Faenza un titolo da consigliare a quanti vogliono saperne di più sulle ricerche freudiane, senza rinunciare alle emozioni che i bei film sanno suscitare.

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Neutrini, Tunnel e Gaffe

Una scoperta scientifica può rivoluzionare la fisica fino ad oggi conosciuta e mettere in crisi i geni della nostra epoca. Era il 1900 quando il fisico Max Planck si imbatté in quello che poi lui stesso chiamerà quanto. Plank scoprì che l’energia emessa dalla luce poteva essere assorbita dalla materia solo in frammenti, detti  appunto quanti. Da allora si susseguono le ricerche alla scoperta di particelle subatomiche e di conseguenza più piccole di un elettrone o di un protone, per ampliare gli orizzonti della fisica moderna.  Ma ecco che si scopre che i neutrini, particelle non visibili ad occhio nudo, possono viaggiare più velocemente della luce. Questa scoperta ha fatto parlare molto di sé, soprattutto per il clamoroso errore del’ex ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini. Infatti nel comunicato stampa del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca si poteva leggere -alla costruzione del tunnel tra il CERN e i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro- riferendosi ad un tunnel materialmente esistente che collegasse Il CERN di Ginevra, in Svizzera, con i laboratori del Gran Sasso. Sui siti internet i commenti ironici sono stati moltissimi, tra i quali spicca quello dell’attrice comica Sabina Guizzanti, la quale afferma ironicamente- “Gelmini: se il tunnel non fosse stato intasato avrebbero fatto ancora prima”. Il ministero ha poi smentito dicendo che il comunicato era stato frainteso e che la polemica era solamente frutto di una strumentalizzazione politica e non di totale ignoranza nell’ambito della fisica. Nonostante questo comunicato ambiguo, i neutrini non hanno viaggiato attraverso un tunnel poiché, i neutrini interagiscono con la materia e vi passano attraverso, come avviene con la luce che secondo Einstein non doveva essere considerata come un’onda, intesa come frequenza, ma come una particella. Molti si confondono con il tunnel del  CERN di Ginevra nel quale si scontrano particelle di spin opposto. Forse la gaffe madornale del ministero ha avuto la sua utilità , infatti ha fatto interessare il pubblico più ampio a queste ricerche  considerate oltremodo noiose ed inutili. 

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I problemi dei giovani d’oggi

I fatti raccapriccianti che quotidianamente accadono non sono episodi isolati. Nella nostra società la violenza giovanile è un grosso problema. Durante la pubertà ragazzi e ragazze sono travolti da una tempesta di nuovi sentimenti ed emozioni. Vengono bombardati continuamente dai media e se non hanno la giusta guida, possono facilmente incappare in comportamenti distruttivi.

Dalle ricerche emerge che spesso iniziano a fare uso di droghe ed alcool proprio durante l’adolescenza e lo stesso può dirsi di altri comportamenti come la violenza e il sesso libero. Molti sostengono che queste cose succedono solo a chi appartiene a certe categorie sociali. Sbagliato. I problemi che devono affrontare i giovani oggi non conoscono barriere sociali. Oggi infatti l’adolescente con problemi, può provenire da una famiglia bene, essere bianco o nero. Ma come mai ne restano coinvolti cosi tanti ragazzi?

Sicuramente perché viviamo un periodo difficile. Molto giovani devono confrontarsi con pressioni e situazioni che appartengono a questo periodo storico. Prendiamo per esempio i mutamenti in ambio familiare. Oltre un terzo dei ragazzi vede naufragare il matrimonio dei propri genitori prima di avere compiuto i diciott’anni. Quanto il matrimonio finisce, spesso i figli ne subiscono un trauma. E questi ragazzi, i cui genitori sono separati o divorziati, spesso hanno più problemi a scuola e a relazionarsi con gli altri rispetto ai ragazzi che vivono in una famiglia unita. Si è formata una generazione senza legami affettivi, con notevoli problemi di , che non comunica e che non è possibile controllare. E la situazione è peggio quando entrambi i genitori lavorano. Milioni di ragazzi quando tornano a casa dopo la scuola la trovano vuota e quando i genitori rientrano dal lavoro sono troppo stanchi e presi da altri problemi che stare dietro ai figli e stringere con loro un rapporto. Cosi questi ragazzi sempre più soli e senza controllo dei genitori, si mettono nei guai. Senza una guida trascorrono tante ore di fronte alla TV o allo schermo del computer diverse ore e secondo recenti studi preferiscono guardare scene di sesso e di violenza che non di rado adottano nella vita reale. E chiaro quindi che i giovani di oggi devono affrontare pressioni e problemi sconosciute alle generazioni passate. Ma allora cosa hanno bisogno questi ragazzi? Di un punto fermo sotto il profilo morale, un punto di riferimento che permetta loro di scegliere gli amici giusti, prendere le decisioni giuste e trattare il prossimo con empatia. Di avere un rapporto continuo con i genitori, essenziale nel periodo adolescenziale, per evitare di sentirsi più soli e quindi chiudersi in sé stessi. I media presentano modelli di miti in modo ossessivo attraverso i canali di comunicazione facendo ignorare i veri valori della vita. Spetta ai genitori il dovere di assistere i figli, mettendo a disposizione la propria esperienza e mostrando oro i veri valori. I primi diciott’anni sicuramente sono gli anni più densi di problemi. Per questo ogni genitore deve guidare con saggezza il proprio figlio indicandogli e consigliando la via migliore da seguire.

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Cose che nessuno sa…

L’ultimo libro di d’Avenia prima dell’ uscita del film tratto da “Bianca come il latte Rossa come il sangue”

Quattordici anni, l’età dei segreti inconfessabili, delle paure, dei sensi di colpa, del desiderio di amare senza sapere davvero come si fa, l’età delle domande senza risposta, l’età delle Cose che nessuno sa …

Margherita ha quattordici anni e procede sospesa nel vuoto sul sottile filo della vita, quando un messaggio lasciato in segreteria rischia di far crollare tutto, di farla cadere … suo padre non tornerà più a casa. La ragazzina allora sarà costretta ad intraprendere un viaggio, una sorta di Odissea al contrario in cui affronterà il dolore e la paura a piene mani, pur di riportare a casa un Ulisse che questa volta non vuole tornare. Alla fine della sua avventura, Margherita non ritroverà solo suo padre, ma anche se stessa: giungendo all’ ultima stanza del cuore, si riscoprirà più forte, più donna, perché il dolore “si nutre della vita per farle crescere le ali”. Per evitare il naufragio, a Margherita non basterà la sorridente e semplice saggezza della nonna Teresa o la tenerezza del fratellino, perché altre vele, altri venti, altri remi la condurranno al suo porto: l’esuberanza e la positività di Marta, sua compagna di banco; gli eloquenti silenzi di Giulio, misterioso ragazzo conosciuto per caso a scuola, che con lei condivide il dolore per la lontananza dei genitori; le pagine dei libri del suo prof. sognatore che si nutre di poesia, ma non ha il coraggio “di vivere come i poeti” e affrontare la vita vera.

Alessandro D’ Avenia ci propone ancora una volta un’immersione nel mondo degli adolescenti, delle loro fragilità, dei loro sogni “senza mai cedere all’ analisi sociologica degli adulti rompiscatole” o al complice ammiccare di autori come Federico Moccia. Affronta proprio quelle domande che spaventano tutti e che i ragazzi non hanno ancora il coraggio di porre a se stessi e al mondo. A differenza del primo romanzo, Bianca come il latte rossa come il sangue, Cose che nessuno sa propone una riflessione più profonda e diretta sui temi dell’amore, del dolore , dei sogni, delle scelte della vita. Spesso però l’autore si dilunga in digressioni che appesantiscono il discorso e rendono il libro a tratti noioso e ripetitivo. Inoltre la trama appare in alcuni passaggi troppo incline all’esagerazione, con il rischio di semplificare sofferenza e paura. Tuttavia il giovane professore è sicuramente riuscito nell’intento di sollevare quesiti senza risposta, spingendo gli adolescenti, suoi destinatari privilegiati, ad una maggiore conoscenza di sé, attraverso un’attenta analisi dei propri sentimenti, delle proprie paure e dei propri limiti. Insomma chiunque abbia voglia di una lettura piacevole, che allo stesso tempo sia in grado nonostante tutto di farci pensare di più a chi siamo, troverà sicuramente interessante quest’ ultimo libro dell’ autore palermitano.

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L’omosessualità

Le recenti leggi in materia hanno fatto esplodere la questione dei diritti degli omosessuali. Anzitutto vale la pena di fare alcune precisazioni. Gli omosessuali sono uomini e donne, che devono avere gli stessi diritti degli altri. Essi semplicemente desiderano amare e costruire il proprio futuro con persone dello stesso sesso. Tutto questo avviene non esclusivamente con atti sessuali, ma anche con un orientamento omosessuale e con l’identità omosessuale, che consiste in un durevole autoriconoscimento del sentire e vivere l’omosessualità. L’omosessuale non è un malato, non può essere emarginato, non deve essere colpevolizzato per le sue scelte di vita. Tutti potremmo ricordare episodi legati magari all’ambiente scolastico o delle compagnie di ragazzi, in cui emerge un’ingiustificata emarginazione del “diverso”, bollato spesso con espressioni infamanti o ingiuriose. A livello macro-sociale non possiamo tollerare alcun tipo di limitazione della libertà e dobbiamo rispettare il diritto degli omosessuali a radunarsi, riunirsi in associazioni e convivere tra di loro, in base ad un principio innegabile di libertà e di valorizzazione della sfera affettiva di ognuno. Tutti sostanzialmente si muovono nella vita in base a una passione e non è giusto mortificare o discriminare i sentimenti degli omosessuali. Molti sono stati gli artisti e gli intellettuali che hanno dichiarato la loro omosessualità: Sandro Penna, Elton John, Pier Paolo Pasolini. Altri, come Testori, hanno preferito viverla in modo meno appariscente, coscienti della drammaticità della propria condizione. Nessuno però aveva mai immaginato di arrivare ad una celebrazione, come quella del cosiddetto matrimonio omosessuale. Non credo che questa sia infatti una giusta scelta legislativa. Ritengo più corretta una convivenza tutelata dalle leggi dello stato. In un momento in cui nei nostri paesi industrializzati si registra il calo delle nascite, che senso ha equiparare il matrimonio omosessuale a quello eterosessuale? La natura ci dice che i bambini non possono nascere da un’unione di tal genere e la nostra civiltà, anche di fronte alla forte spinta demografica degli altri continenti, potrebbe diventare a lungo andare un semplice ricordo, priva di una possibilità sostanziale di crescere e di procreare. Quale prospettiva futura ha infatti una società in cui, come avviene in certe scuole spagnole, si presentano sullo stesso piano la scelta affettiva omosessuale e quella eterosessuale? Che sviluppo può avere un bambino che ha per genitori due papà o due mamme? Ricapitolando, voglio di nuovo esprimere massimo rispetto per la psicologia e l’affettività della persona e la mia ferma opposizione ad ogni tentativo di emarginazione, ma deve essere chiaro che una società sana deve distinguere i ruoli di ognuno, per non autodistruggersi. Affermo questo in base anche alla Costituzione, che all’articolo 29 precisa che la famiglia è una “società naturale fondata sul matrimonio”. Non a caso la Corte Costituzionale ha più volte ribadito che la convivenza non possa essere assimilata alla famiglia.

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Il fumo e i giovani in Italia

Il numero di giovani e adolescenti che inizia a fumare è in costante aumento. In Italia il numero totale dei fumatori supera la cifra di 13 milioni e 90.000 l’anno sono i decessi attribuibili al fumo di tabacco. Sulla base dei dati ISTAT nel 1993 i fumatori erano il 24,6% della popolazione italiana; sono diventati il 24,9% nel 1997. Fra i giovani di età compresa fra i 14 ed i 24 anni si è passati dal 17,4% del 1993 al 20,5% del 1997.

L’abitudine al fumo si traduce in pesanti ripercussioni sullo stato di salute delle persone (cancro, bronchite cronica, enfisema, arteriosclerosi, infarto, ipertensione, ictus, angina pectoris, gastrite, ulcera gastrica e duodenale, esofagite cronica..). Una indagine ISTAT del 1999, condotta con il contributo del Fondo Sanitario Nazionale Italiano, ha dimostrato che le malattie respiratorie croniche legate al consumo di tabacco (bronchite cronica, enfisema, asma bronchiale, ed insufficienza respiratoria) occupano il quarto posto tra le malattie croniche invalidanti.

Il fumo è tra le cause di malattia quella più facilmente evitabile nei paesi occidentali. In Italia è già presente il divieto per la pubblicità diretta delle sigarette (Legge del 10/04/62 n. 165), ma è tuttavia possibile quella indiretta: sponsorizzazioni di eventi sportivi, eventi culturali e utilizzo del marchio di sigarette per linee di abbigliamento sportivo.

Il Piano Sanitario Nazionale Italiano (PSN) 1998–2000 è stato progettato con lo scopo di ottenere la diminuzione del numero dei fumatori attraverso i seguenti interventi:

  1. lo sviluppo di interventi di educazione sanitaria e di iniziative mirate alla limitazione del consumo di tabacco specie tra i giovani;
  2. la promozione di campagne per l’interruzione del fumo in gravidanza;
  3. l’attuazione di efficaci programmi, di disassuefazione dal fumo.

Negli ultimi tempi in Italia alcune Associazioni in collaborazione con il Sistema Sanitario Nazionale (SNN) hanno cercato di trovare una prima risposta al problema. Fra queste si possono annoverare: la Società Italiana di Medicina Generale, l’Associazione Italiana dei Pneumologi Ospedalieri, la Federazione Italiana contro le Malattie Polmonari Sociali e la Tubercolosi, l’Associazione Italiana di Epidemiologia …

Ogni iniziativa a livello di prevenzione dell’abitudine tabagica dei giovani deve essere incentrata sui molteplici fattori che favoriscono l’inizio del fumo di sigaretta. Iniziare a fumare è il frutto di un processo comportamentale individuale, ambientale e sociale, raramente riconducibile ad un evento isolato. Il giovane emula l’adulto fumatore per sentirsi parte di un gruppo sociale e culturale e per affermare la propria personalità.

Per ridurre la diffusione del fumo nei soggetti adulti è indispensabile ridurre il numero delle persone che iniziano a fumare in giovane età. Fin dagli anni sessanta la scuola veniva considerata il luogo più idoneo a diffondere informazioni sulla salute. Oggi non è più così, anzi proprio in ambiente scolastico molti giovani iniziano a fumare, stimolati dall’esempio dei coetanei. Si deve pertanto ricorrere ai mass media (radio, tv e giornali) per veicolare messaggi di tipo preventivo. Recenti studi condotti dalla British Audience Research Bureau hanno dimostrato che i giovani tra i 4 e i 15 anni guardano la televisione per la durata di circa 18 ore settimanali, quelli tra i 16 e i 24 anni, invece, lo fanno per circa 20 ore settimanali. Ne consegue che la televisione può essere un ottimo strumento d’informazione, in grado di influenzare i comportamenti sociali dei giovani.

Le multinazionali del tabacco hanno saputo in passato promuovere a proprio vantaggio delle campagne apparentemente antifumo, rivolte ai giovani. Se infatti da un lato pubblicizzavano il fumo come prerogativa esclusiva degli adulti, ben conoscendo l’inconscio desiderio dei giovani di diventare tali, dall’altro tacevano sui danni provocati alla salute dal tabagismo. Per anni, inoltre, le multinazionali del tabacco hanno manipolato i messaggi pubblicitari e sulle informazioni scientifiche che potessero correlare il fumo, attivo e passivo, alla patologia umana.

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“A Beautiful Mind”: tra genio e follia

John Forbes Nash è un giovane matematico, iscritto all’Università di Princeton. La sua maestra delle elementari afferma che sia “nato con due porzioni di cervello e solo mezza porzione di cuore”, infatti è imbranato con le donne ed ha difficoltà ad instaurare rapporti di amicizia. Ha solo due amici: Charles, suo compagno di stanza, e la nipote di questi. Inoltre è ossessionato dalla ricerca di una teoria matematica nuova e rivoluzionaria. Lo spunto gli viene durante una serata al bar: quale strategia può mettere in atto un gruppo di amici per ampliare le proprie conoscenze senza creare competizione nel gruppo? Nash decide di applicare a questo problema la famosa “teoria matematica dei giochi”, trasformandone in modo del tutto originale gli esiti.

Diventato un personaggio importante grazie al successo della sua teoria, la vita di John trascorre serena, gli viene affidata una cattedra all’Università di Princeton, sposa Alice, una sua studentessa, e viene contattato da William Parcher, un agente segreto del governo, per decodificare codici sovietici. Questo periodo di tranquillità termina quando in seguito a comportamenti “strani” viene ricoverato e gli viene diagnosticata la schizofrenia paranoide. Inaspettatamente si scopre che Charles, sua nipote e William Parcher sono solo frutto della sua immaginazione.

Questa malattia gli provoca allucinazioni, compromette la sua percezione della realtà e gli causa una spiccata paranoia nei confronti del mondo. Nonostante le cure psichiatriche, John sembra essere incapace di avere una vita “normale” e sembra essere destinato a vivere in un manicomio, ma le sollecitazioni del suo assistente lo spingono a proseguire le sue ricerche. Queste che gli faranno riguadagnare la cattedra all’Università, finché nel 1994 verrà perfino insignito del Premio Nobel per l’economia.

Al di là della storia, l’interpretazione di Russell Crowe, nei panni del protagonista, rende in maniera perfetta il progredire lento e inesorabile della malattia, ma mostra anche che la malattia mentale non sempre crea un limite per le capacità intellettive degli individui, infatti, nonostante tutto, Nash riesce a portare avanti le sue ricerche e la sua carriera universitaria.

Inoltre una riflessione va fatta sul genio di John Nash, che ha origine da una sensibilità fuori dal comune. Egli oltre a rivoluzionare l’economia con la sua teoria, ci ha lasciato una visione originale dell’esistenza e della conoscenza, basando entrambe sull’amore e non solo sulle leggi immutabili della scienza, come dimostra il discorso che tenne durante la consegna dei Nobel, dedicato proprio alla moglie: <<Ho sempre creduto nei numeri, nelle equazioni e nella logica che conduce al ragionamento. Dopo una vita vissuta in questi studi, io mi chiedo: cos’è veramente la logica? Chi decide la ragione? La mia ricerca mi ha spinto attraverso la fisica, la metafisica mi ha illuso e mi ha riportato indietro. Ed ho fatto la più importante scoperta della mia carriera. La più importante scoperta della mia vita. È soltanto nelle misteriose equazioni dell’amore che si può trovare ogni ragione logica. Io sono qui grazie a te. Tu sei la ragione per cui io esisto. Tu sei tutte le mie ragioni>>.

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