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Author Archives: Davide Deleonardis

Giubileo dei giovani diocesano #Caserta2016

Il 13 marzo 2016 si è tenuto presso il nostro Istituto il Giubileo dei giovani della Diocesi di Caserta, convocato dal nostro vescovo S.E. Mons. Giovanni D’Alise assieme alla Pastorale Giovanile Diocesana. Vi hanno partecipato più di cinquecento giovani tra gruppi scout, diocesani e salesiani, tutti provenienti dalla nostra Diocesi. Dopo un primo momento di accoglienza avvenuto nel PalaDonBosco della Casa Salesiana di Caserta ad opera dell’oratorio di Caserta, il gruppo si è spostato nel nostro Santuario dove si è svolta la liturgia penitenziale, momento in cui si sono letti dei brani sul tema del perdono e della misericordia di Dio, ed inoltre vi è stata la possibilità di confessarsi. Dopo un breve discorso del nostro vescovo la folla si è spostata in pellegrinaggio verso la Cattedrale, dove tutti hanno avuto l’opportunità di passare sotto la porta santa del Duomo di Caserta e dove successivamente si è svolta la celebrazione eucaristica con intermezzi musicali di suore e ragazzi della diocesi in un’unica preghiera fraterna. Alla celebrazione sono stati invitati anche alcuni ragazzi senegalesi della casa famiglia che prima dell’inizio hanno animato la gente con una canzone tipica del loro paese. Insomma il 13 marzo è stato un vero momento di misericordia: anche i ragazzi di Caserta e provincia hanno avuto modo di sperimentare questo dono di Dio tanto messo in risalto da Papa Francesco. 

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Find Them Next (non) cambia!

Tempi di cambiamenti.

Dopo questi quattro mesi dove abbiamo “vissuto” diverse vite di artisti che spero di avervi fatto conoscere nel modo migliore, attraverso alcune loro curiosità, si cambia…solo in parte però…

Find Them Next si trasforma, iniziando a trattare anche di serie TV. Ma come?

Attraverso la puntata pilota di ogni serie, esponendovi le mie impressioni, i pro ed i contro, consigliandovela o meno.

Nuova avventura. Stesso stile.

La parte musicale, invece, sarà trattata dalla nostra bravissima Angela Petrone.

Iniziamo.

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Find Them Next: Edward Sharpe & The Magnetic Zeros

Per reagire ad una relazione finita ci possono essere diverse strade: c’è chi decide di voltare totalmente pagina, chi si rifugia in vizi e chi si chiude in se stesso.

Nel nostro caso invece, Alex Ebert, dopo essere stato lasciato dalla ragazza, inizia a scrivere un libro su di una figura messianica: Edward Sharpe.

Secondo Ebert, Sharpe “era stato inviato sulla Terra per guarire il mondo da malattie fisiche e psicologiche ma purtroppo era stato distratto dalle donne e dall’amore”.

Se fosse stato istituito un premio per la “Miglior Reazione Ad Una Relazione Finita” credo che Alex l’avrebbe vinto a mani basse, facendo un en plein di voti.

Dopo aver scritto questo libro, durante un pomeriggio del 2007, Alex incontrò la cantante Jade Castrinos in un caffè di Los Angeles, con cui dà alla luce nell’estate 2009 i “Edward Sharpe & The Magnetic Zeros”. Ritorna il signor Sharpe, stavolta a rivoluzionare la scena indie folk.

Oltre ai due sopracitati la band è in media composta da altri quattordici componenti più o meno stabili. Sempre nel 2009 la band pubblica il suo primo album, Up from Below, che rivela subito uno stile prettamente folk con qualche sonorità che ricordano band molto più note come i The Civil Wars ed i Mumford & Sons. Il gruppo ha la grandissima opportunità di poter presentare il suo album al David Letterman Show, programma che lancia definitivamente i ES & TMZ nel panorama dell’indie folk mondiale. Nel 2012 la band pubblica un secondo album, Here, presentato anch’esso al DLS. Esattamente un anno dopo il gruppo pubblica il terzo ed ultimo (per ora) album con titolo omonimo, Edward Sharpe & The Magnetic Zeros.

Particolarità del loro sound è l’uniformità di quest’ultimo. Mantengono sempre lo stesso folk, non annoiando mai chi li ascolta ed addirittura stupendoli brano dopo brano. Home, il loro brano più celebre, è una vera e propria perla: testo mai scontato e sonorità folk pure, senza sbavature.

Bel modo di reagire Alex Ebert, complimenti. Solo rispetto.

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Find Them Next: The 1975

Trovare un nome per una band non deve essere facile. Ci sono gruppi che prima di trovarne uno definitivo ne hanno addirittura cambiati quattro.

Come la band di cui parliamo oggi.

Talkhouse, The Slowdown, Bigsleep, Drive Like I Do e poi il definitivo: The 1975, ispirato ad alcuni scarabocchi trovati dietro ad un libricino di poesie beat dal frontman del gruppo, Matthew Healy.

Nonostante siano in attività dal 2002, il gruppo indie rock di Manchester ha pubblicato soltanto un album fino ad ora, The 1975, anche se comunque precedentemente hanno reso disponibili ben quattro EP. Da uno di questi è stato tratto un brano, The City, che ha reso celebre il gruppo nel panorama indie mondiale grazie al suo passaggio in radio durante uno show della BBC Radio 1.

Attraverso brani come Sex, Chocolate, M.O.N.E.Y. e Settle Down la band affronta con il suo solito stile melodioso e minimalista ormai inconfondibile temi impegnati come sesso, droga, speranza, amore, morte e paura, con testi profondi e significativi.

Ad Ottobre hanno annunciato la pubblicazione del loro secondo album, I Like It When You Sleep, For You Are So Beautiful Yet So Unaware Of It, che uscirà a febbraio 2016 e che sicuramente non deluderà le aspettative dei fans.

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SPECIALE COGESTIONE: Caffè Letterario

Durante le ultime due ore di venerdì 8 gennaio, in aula audiovisivi delle elementari, si è svolto il “Caffè Letterario”, uno degli ultimi incontri che ha chiuso la cogestione di quest’anno. Grazie alla signora Carmen De Rosa, esperta in Sociologia, abbiamo ripercorso l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 attraverso gli scritti di Oriana Fallaci, nota giornalista e scrittrice scomparsa nel 2006. Abbiamo letto alcuni brani estrapolati dal suo romanzo “La Rabbia e l’Orgoglio”, ed analizzato con un dibattito le sue parole. Tra le varie tematiche che abbiamo trattato una in particolare ci ha fatto discutere: l’immigrazione. Abbiamo cercato di trovare la causa ed una possibile soluzione, concordando all’unanimità che il cambiamento deve partire da noi giovani, ultima speranza dell’umanità.

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Find Them Next: Vance Joy

Quando sei una promessa dello sport poco t’importa di eccellere in qualcos’altro; ti impegni sul fare più ripetizioni possibili, sull’allenarti per essere pronto a nuove sfide, sull’essere migliore di tutti. E quando addirittura vieni eletto “Miglior giocatore del primo anno” della lega nazionale maggiore di football australiano dovresti aver chiara la tua strada.

Ed invece no, il signor James Gabriel Keogh in questo ci stupisce.

“Papà, lascio la palla ovale e prendo una chitarra, da oggi girerò il mondo. Ah, e per accentuare il cambiamento il mio nome sarà Vance Joy. Ci si vede!”

Un pazzo, in tutti i sensi.

Ma la vita, invece di fargliela pagare con una specie di karma giustificatissimo, lo premia ancora.

Il mondo lo conosce nel duemilatredici grazie a “Riptide”, brano tratto dal suo EP d’esordio “God Loves You When You’re Dancing”. Riceverà, complessivamente, quattordici dischi di platino e quattro d’oro, stupendo mezzo universo musicale con una canzone che parla del motel in cui trascorreva le vacanze da piccolo.

Vicino al “pazzo” ci aggiungerei “geniale”, ora.

Il suo indie folk innovativo stupisce un po’ tutti, tra fan che lo acclamano ed addetti ai lavori che vorrebbero la sua firma sui loro contratti.

Dopo la pubblicazione del suo primo (ed al momento unico) album “Dream Your Life Away” nel duemilaquattordici da parte della Atlantic Records, la signorina Taylor Swift lo invita ad aprire le tappe del suo tour nel Nord America, consacrando un artista in continua ascesa.

La vita premia anche il coraggio dei folli.

Ottimo insegnamento James, ne faremo tesoro.

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1° Memorial “Fai un canestro per la vita”

Gabriella Dorio, fondista, è una di quelle sportive che in Italia conoscono soltanto i veri intenditori di storie olimpiche; forse perché figlia di uno sport minore, o forse perché vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 (per intenderci quelle del boicottaggio russo, di Carl Lewis e dei nove minuti di “All Night Long” alla cerimonia di chiusura) non è abbastanza da farti diventare celebre nella tua nazione.

Punti di vista.

La nostra Gabriella, in un’intervista, ha sottolineato un concetto molto importante e spesso dimenticato dalla maggior parte di noi: “Si può dare tutto fisicamente e conservare il sorriso sulle labbra”

Ed è questo che i partecipanti al Memorial di Sabato e Domenica hanno fatto per ricordare Annalisa Belardo, alunna della nostra scuola scomparsa prematuramente all’età di quattordici anni, il ventisei marzo dello scorso anno.

Una due giorni di pallacanestro dove si sono affrontate quattro squadre in due semifinali il sabato ed in una finale la domenica, quest’ultima anticipata da una Messa nella quale il ricordo di Annalisa è stato molto forte grazie ad una testimonianza toccante letta da una sua compagna di classe. A spuntarla, alla fine, sono stati i ragazzi della PKH Caserta, battendo in finale l’ASD Falchetti. Precedentemente queste due squadre hanno vinto in semifinale rispettivamente contro EAGLES Maddaloni ed il Liceo Salesiani. Positiva anche la risposta del pubblico, davvero numeroso per tutte e tre le partite.

E’ doveroso ringraziare i ragazzi dell’ASD Falchetti, organizzatori di questo torneo, senza i quali questo memorial non avrebbe avuto luce.

Ma, tralasciando i risultati sul campo, è stata una vera e propria festa, un appuntamento per ricordare un “leone” (come ci piace chiamare Annalisa) col sorriso, lo stesso che la contraddistingueva ogni giorno.

Sulla maglietta celebrativa dell’evento una frase che le piaceva ricordare: “Le cose cambiano solo se lotti per cambiarle”

Vero, incredibilmente vero.

Grazie di tutto Annalisa. Ti vogliamo bene!

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Find Them Next: William Fitzsimmons

Pittsburgh, ridente cittadina della Pennsylvania, è famosa per avere due delle squadre più vincenti dello sport americano: gli Steelers nel football (sei campionati vinti) ed i Pirates nel baseball (cinque titoli nazionali). Inoltre la Campbell’s ha devozione infinita verso questa città, avendo “partorito” il suo testimonial per eccezione, Andy Warhol.

Ma musicalmente?

In questo ha carenze.

Sì, è vero, ha dato i natali a Wiz Khalifa e Mac Miller (articolo? Forse), ma poi niente più.

Anzi no.

Decisamente.

Nel ’78, prima dei due sopracitati, nasce un uomo che pubblicherà in totale nove raccolte musicali e che saprà suonare sei strumenti.

Ecco perché non ha tempo per farsi la barba.

Bando alle ciance, oggi parliamo di William Fitzsimmons.

William è, essenzialmente, in quel grosso limbo, alla cui entrata vi è un cartello con su scritto “Artisti bravi ma non abbastanza per il popolo”. Ah, quanta gente andremo a pescare da lì in queste settimane. Nella sua carriera ha collezionato numerosi pezzi fantastici, come la dolcissima “Let You Break”, cantata assieme a Julia Stone. Arriva però la consacrazione grazie a due brani, “Passion Play” e “Please Don’t Go”, inseriti in due puntate del medical-drama Grey’s Anatomy. Fa sorridere il fatto che William abbia conseguito un master al Geneva College in counseling lavorando successivamente come psichiatra. Le cose nella vita ritornano sempre.

Torniamo alla sua carriera musicale.

In ordine iTunes US, Australia ed UK decidono di premiarlo come miglior cantautore a cavallo tra il 2008 ed il 2009, grazie soprattutto alla pubblicazione di due veri e propri capolavori: “The Sparrow and the Crow” e “Goodnight”, album che rimarranno nella storia dell’indie.

Il suo ultimo EP, “Pittsburgh”, dedicato alla nonna, l’ha portato ad affrontare un tour che ha toccato diciotto Stati.

Ma è dedicato anche alla sua amata Pittsburgh, che ha un nuovo motivo per essere orgogliosa di se stessa. Un motivo pelato e con una lunga barba.

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Find Them Next: Marina & The Diamonds

27La distanza fra Grecia e Galles è di circa 3.302 chilometri, un viaggio che attraversa l’intera Europa. In macchina può durare un giorno e mezzo ed i paesaggi che si susseguirebbero sarebbero molteplici, numerosi come i metri che si macinerebbero.

Ma due Stati così lontani da cosa potrebbero essere accomunati?

Un nome e cognome: Marina Diamandis.

Ma partiamo con ordine.

Abergavenny, Sud-Est del Galles. Data astrale: dieci ottobre 1985. Nell’ospedale cittadino viene alla luce la nostra Marina, da madre gallese e padre greco. Della sua infanzia poco ci importa, facciamo un salto temporale per arrivare al 2011. La Diamandis ha già prodotto un album con la 679 Recordings, di nome The Family Jewels, arrivando al quinto posto nella UK Albums Chart.

“Roba rara, ne passa una ogni cinquant’anni” dicono di lei.

Electra Heart, uscito nel 2011, viene accolto in maniera fredda, per colpa anche di una scarsa promozione a livello mondiale, ma quando Marina inizia ad aprire il Mylo Xyloto Tour dei Coldplay in Europa e Nord America il successo arriva immediato. Ma non la consacrazione. Per quella dobbiamo aspettare il 2015.

E Froot, principalmente.

Mischiare la musica elettronica con il new wave e non creare un minestrone indigesto non è da tutti, è risaputo. Ma Marina no, non riesce proprio a fare musica da non mandare giù. Marina è Marina.

Froot, come già detto, la consacra in tutto il mondo. Raggiunge la Top Ten dei dischi più venduti in dieci Paesi diversi. Non in Italia. Non mi stupisco più ormai.

“Roba rara, ne passa una ogni cinquant’anni”

Stramaledettamente vero.

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Find Them Next: Beck

Vinci il Grammy al miglior album 2015 con Morning Phase mettendoti dietro gente come Beyoncè, Ed Sheeran, Sam Smith e Pharrel Williams ma rimani comunque anonimo nella maggior parte dei paesi del mondo, ad esempio in Italia.

“Ma Beck chi?”

Ecco appunto.

E’ questo il destino della maggior parte degli autori di musica non commerciale in Italia: essere ascoltati da, letteralmente, gente che si può tranquillamente contare sulle dita di quattro mani. Ma questa è un’altra storia. Strana, ma pur sempre una storia.

Torniamo a noi. Dal ’93 ad oggi Beck colleziona tredici perle, spaziando dall’Alternative Rock all’Alternative Rap. Loser, suo primo singolo, nel ’90 diventa un vero e proprio brano virale negli States. Da allora è solo ascesa per uno dei maggiori esponenti dell’indie rock mondiale, amato da tutti gli addetti ai lavori. Un po’ meno dal rapper Kanye West, che ha tentato di non fargli fare il discorso di ringraziamento alla consegna del Grammy, affermando poi che avrebbe preferito il premio in mano a Beyoncè. Non si può piacere a tutti, Beck lo sa bene.

Canta in Loser: “Sono un perdente, baby, perché non mi ammazzi?”

La notte dell’otto febbraio duemilaquindici avrà sicuramente pensato a quelle parole.

No baby, non ammazzarmi, fammi assaporare ancora questo momento.

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