Per amore del mio popolo non tacerò

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Don Diana

Don Peppe Diana è stato un modello di legalità e di lotta contro la criminalità organizzata e quel sistema che spadroneggia la nostra terra e che, solo con un esempio come lui, è possibile sconfiggere.

Quest’anno è ricorso l’anniversario dell’uccisione di Don Giuseppe Diana, conosciuto da tutti come “Don Peppe”. Assegnato alla Chiesa di San Nicola a Casal di Principe, si rese immediatamente conto della gravità della situazione in cui il suo paese e in generale l’intero Agro aversano vigeva, egemonizzato dal clan dei Casalesi guidato da Francesco Schiavone e completamente abbandonato dalle istituzioni. Don Diana invece non si piegò, comprendendo che la sua gente aveva bisogno di lui ora più che mai. Alle parole della predica, decise di far seguire i fatti, creando un centro di accoglienza, negando i sacramenti a persone colluse con la camorra, e ribellandosi a questa barbara logica criminale in una serie di scritti intitolati Per amore del mio popolo non tacerò, da cui ho preso il titolo per questo articolo; in esso denuncia la camorra come una forma di terrorismo, uno stato parallelo che ha imposto le sue leggi inaccettabili a causa della deficienza delle istituzioni civili. Don Diana è un esempio di “ Chiesa attiva” che non limita il suo impegno pastorale alle sole funzioni celebrative, bensì ampliando il suo impegno al bene della comunità, come fecero prima di lui Don Pino Puglisi, impegnato per difendere i bambini del quartiere Brancaccio di Palermo dalle grinfie dei mafiosi per poi essere assassinato, e Oscar Romero, energico arcivescovo di San Salvador ammazzato perché si oppose alla dittatura militare nel suo paese. Don Diana fu ucciso il giorno del suo onomastico, mentre si preparava per celebrare la messa. La sua morte non ha segnato la fine, bensì solo l’inizio: oggi molte associazioni, scuole, comitati portano il suo nome. Il loro obiettivo è perseguire la strada che don Peppe ha tracciato e dimostrando che il suo sacrificio non è stato vano.     

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